Estratto da “Anche l’ultimo argonauta se n’è andato“ di Carlo di Francescantonio | L’Altrove
Carlo di Francescantonio pare odiare i poeti e forse pure la poesia. Ma non solo. Sembra quasi che l’autore ce l’abbia un po’ con tutto quel mondo patinato che primeggia ovunque e spesse volte anche senza alcuna merito- crazia. Ma di Francescantonio usa proprio il mezzo poetico per esprimere il suo disagio, dunque si può parlare di un odio che viene dal vero amore per la poesia così come per la vita (o per l’utopia di una vita). E così la poesia diventa anti-poesia, quasi priva di liri- smo, composta invece di una lucida invettiva, a volte, come anche di un sottile sarcasmo. Il ritmo martellante e perentorio permea il discorso piano e non ha nessun pietismo nel dimostrarsi nudo e crudo nel suo apparente distacco. […]
dall’introduzione di Antonio Bux.
Dopo il tornado
finito il tempo dei disegni
aria di sole e d’infelicità
mi piaceva ogni regalo fatto a mano
nito il tempo del mercatino in sala
lo scheletro
il fantasma
esce la bambina entra la ragazza
poi sarà la donna
l’ingenuità ha sempre una vita breve
conservo comunque tutti i biglietti
pensare all’universo povero umiliato della vecchiaia
pensare all’universo povero umiliato della vecchiaia
sarebbe già qualcosa
non sentirsi nessuno
tenere presente che un giorno la vita si ferma
e scivoleremo nel tempo della dimenticanza
fotogra e appena antiche sconosciute
a consumarsi sui banchi dei mercatini disattenti
le persone non muoiono
dopo tanto rumore vanno in punta di piedi
al piano di sopra o nella stanza accanto
attendono l’errore dei vivi
Ostia
Pasolini l’ho letto poco e male:
Una vita violenta qualche pagina
da Il Vangelo secondo Matteo
versi sparsi
qualche riga di intervista
il tutto a incompleta sintesi del suo pensiero
dei film conosco Accattone La Terra vista dalla Luna
Uccellacci e uccellini e il terribile poetico Salò
o le 120 giornate di Sodoma
mai vista la trilogia della vita
non conosco il poeta né lo scrittore
e il regista – meno che mai l’uomo –
eppure manca nel tempo povero che abito
una mente così abile a mettere spilli nel culo dell’Italia
farebbe proprio piacere una coltellata al cuore dell’incompetenza
lo hanno ammazzato
nel modo più vile
nel Paradiso ricostruito accanto Roma
un poco di rumore tanti articoli
poi tutti zitti compresi i ragazzi di vita
delitto infame di Stato e politica
assegno al portatore per finte vergini
candidate allo Strega
I poeti
ero un ragazzo giovane entusiasta e stupido
frequentavo gli incontri sulla poesia
le presentazioni dei libri
compravo riviste
che non valevano il prezzo di copertina
scrivevo e spedivo
ma nessuno rispondeva
io però continuavo e sono arrivato qui
mi piacevano i poeti
fino a quando non ho capito
Evtušenko mi ha lasciato
con una sterile dedica a metà
perché stava iniziando
il reading di qualcuno importante
avevo speso dei soldi per il suo libro
sarà stata la rabbia giovane
ma fuori dal palazzo
ho lanciato quelle poesie nella spazzatura
non c’è mica gentilezza tra i poeti
altra delusione è stato l’incontro con Giorno
rappresentante commerciale
dell’area sperimentale di New York
anche a lui ho comprato il libro
e gli ho lasciato la mia email
mi ha fatto una dedica che sembrava l’ego
sbattuto lì sulla carta
più grossa della pagina la firma
nessuna altra notizia dalla East Coast
certi poeti si fanno i cazzi loro
impegnati a vivere nel modo più facile
nonostante tutto mi dicevo sarà stato un caso
e ho scritto libri con la gioia di farli leggere
a poeti italiani e stranieri che conoscono l’italiano
mi illudevo di una solidarietà
li ho stanati nelle loro catacombe
strappati al ricevimento degli studenti nelle facoltà
abbattuto le barriere del brutto carattere
cenato con loro soprattutto ascoltati
e accettato gli scazzi
ma niente a parte la casa piena di libri degli altri
intanto è arrivata la rete
con internet ho cominciato a risparmiare in francobolli
alla fine dell’anno la tassa della connessione
era sempre meno alta di francobolli e di carta
e mi aiutava ad accettare con meno dolore
tutto quel silenzio
c’era così tanto silenzio da farsene passare la voglia
infatti mi è passata
allora giù i libri dalla finestra
e via le loro parole dalla mia vista
basta con Carlo il gentile appassionato
Non c’è più niente di quegli anni
dicembre si faceva l’albero di pomeriggio
nella sala quadrata
la lampada sul muretto
presto rotta come una vita
madre e nonna
occhi che si incrociano nel passare il filo
sarebbe stato meglio bere
a ogare
imparare prima
che degli anni non resta niente
L’AUTORE
Carlo di Francescantonio (Santa Margherita Ligure, 1976), collabora con il Festival della Parola di Chiavari e si occupa di poesia sul blog «Letteratitudine». Ha pubblicato tre romanzi e otto raccolte di poesia. Tra queste, Memorabilia. Poesie 2000-2015, con la prefazione di Alessandro Fo, e Uomini in fiamme, scritto con Mirko Servetti. Ha partecipato al disco di poesia e musica elettronica Poème électronique. 2016/2020, nato dall’omonima rassegna letteraria. È presente nelle antologie Umana, troppo umana. Poesie per Marilyn Monroe (Nino Aragno 2016) e Voci dall’esilio (Circolo Letterario Banchina 2020), nelle riviste «Atelier Poesia», «Banchina», «Mirino», «Satisfiction», «Fluire» e all’interno della collana «Poeti e Poesia» a cura di Elio Pecora.