Addio a Giulia Niccolai | L’Altrove
È scomparsa il 22 giugno, all’età di ottantasei anni, Giulia Niccolai, figura tra le più importanti e originali della Neoavanguardia italiana.
Poetessa e fotografa, nacque a Milano il 21 dicembre 1934, da giovane iniziò a frequentare i poeti del Gruppo 63 e nel 1966 pubblicò il suo primo romanzo, Il grande angolo, con la casa editrice Feltrinelli. Nel 1969 uscì la sua prima raccolta di poesie Humpty Dumpty con Geiger. In quegli stessi anni si trasferì a Roma e iniziò a lavorare nella redazione della rivista Quindici e in quella occasione conobbe Adriano Spatola, poeta ed editore, a cui si legò sentimentalmente. I due poeti fondarono nel 1972 la rivista di poesia Tam Tam.
Nel 1981 diede alle stampe, sempre con Feltrinelli, il volume Harry’s Bar e altre poesie (1969-1980) a cui seguiranno altre raccolte. Tradusse anche dall’inglese scrittori come Gertrude Stein, Virginia Woolf, Patricia Highsmith e Dylan Thomas.
La Niccolai predilisse una scrittura libera e contaminata di stili, lingue e forme diverse. Nella sua poesia si riflette, fin dagli esordi, il non-sense, tra umorismo e visione lucida della realtà, con uno studio approfondito sulla parola. Non è, quindi, una poesia vista e interpretata come un’esternazione forzata o vana, piuttosto una poesia che diventa tale se il lettore è in grado di percepirne certo significato. Per questo definì i suoi testi Frisbees, da lanciare o raccogliere.
Complice la sua natura artistica, la poetessa fu una grande sperimentatrice. Fece della poesia visiva il cardine della sua ricerca, in Humpty Dumpty, ad esempio, riprende frasi da Attraverso lo specchio di Lewis Carroll, le modifica e con loro gioca, assembla caratteri tipografici differenti, creando così giochi di parole, calligrammi. La creatività di Giulia Niccolai verrà rimarcata successivamente in Poema & Oggetto del 1974. Qui affronta il rapporto tra parola e oggetto, tra scrittura e realtà e e l’oggetto viene inserito proprio nel testo, in quanto presenza essenziale capace di trasformarsi in poesia.
Di seguito una selezione di Frisbees di Giulia Niccolai
La poesia
va da tutte le parti
e così fo io.
Laudata sia.
Poesia concreta vista sopra
il telefono in un bar di Viale Manzoni:
Telefonate
Brevi
E se le parole fossero angeli custodi?
Io non riesco a darmi pace
se, ogni tanto, non rivolto
la mia esistenza come un guanto,
per ripassarla tutta. Macchie, buchi di tarme, cerniere rotte, orli che pendono,
bottoni che mancano, antiche
bruciature di sigarette, ‘scorlere’,
smagliature.
Per fortuna il mio disadattamento
in mezzo secolo si è trasformato
in distacco. È ciò che mi rende poeta?
“Lasciatemi divertire”
diceva Palazzeschi
in momenti
come questi,
mesti.
Foto di Domenico Di Raco.