Riscoprire i poeti

Le poesie più belle di Federico García Lorca | L’Altrove

Potessero le mie mani sfogliare

Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.

Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.

T’amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!!


Alba

Il mio cuore oppresso
con l’alba avverte
il dolore del suo amore
e il sogno delle lontananze.
La luce dell’aurora porta
rimpianti a non finire
e tristezza senza occhi
del midollo dell’anima.
Il sepolcro della notte
distende il nero velo
per nascondere col giorno
l’immensa sommità stellata.

Che farò in questi campi
cogliendo nidi e rami,
circondato dall’aurora
e con un’anima carica di notte!
Che farò se con le chiare luci
i tuoi occhi sono morti
e la mia carne non sentirà
il calore dei tuoi sguardi!

Perché per sempre ti ho perduta
in quella chiara sera?
Oggi il mio petto è arido
come una stella spenta.


Canzone d’autunno

Oggi ho nel cuore
un vago tremolio di stelle
ma il mio sentiero si perde
nell’anima della nebbia.
La luce mi tronca le ali
e il dolore della mia tristezza
bagna i ricordi
alla fonte dell’idea.
Tutte le rose sono bianche,
bianche come la mia pena,
ma non sono rose bianche,
è scesa la neve su di loro.
Prima ebbero l’arcobaleno.
E nevica anche sulla mia anima.
La neve dell’anima ha fiocchi di baci e scene calate nell’ombra o nella luce di
chi le pensa.
La neve cade dalle rose,
ma quella dell’anima rimane,
e gli artigli del tempo
ne fanno un sudario.

La neve si scioglierà
quando verrà la morte?
O avremo altra neve
e altre rose più perfette?
Sarà con noi la pace
come c’insegna Cristo?
O forse il problema
non sarà mai risolto?

Ma se c’inganna l’amore?
Cosa sosterrà la nostra vita
se il crepuscolo ci affonda
nella vera scienza
del Bene che chi sa se esiste
e del Male che incombe alle spalle?

Se muore la speranza
e risorge la Babele,
quale torcia farà luce
sulle strade in Terra?

Se l’azzurro è un sogno
dove mai finirà l’innocenza?
Cosa mai sarà il cuore
se l’Amore non ha frecce?

Se la morte è la morte,
dove finiranno mai i poeti
e le cose addormentate
che nessuno più ricorda?
Oh sole di tante speranze!
Acqua chiara! Luna nuova!
Cuori dei bambini!
Anime rudi delle pietre!
Oggi ho nel cuore
un vago tremolio di stelle
e tutte le rose sono bianche
bianche come la mia pena.


Fine

È già successa
la fine del mondo
e già c’è stato
il tremendo giudizio.
Già è accaduta la catastrofe
degli astri.

Il cielo della notte
è un deserto,
un deserto di lampade
senza padrone.

Moltitudini d’argento
sono fuggite
nel lievitare denso
del mistero.

E sulla barca della Morte
procediamo noi uomini, a sentire
che giochiamo alla vita,
siamo spettri!

Guardando ai quattro punti
tutto è morto.
Il cielo della notte
è una rovina,
un’eco.


II ritorno (a Luis Buñuel)

Io torno
con le mie ali.
Lasciatemi tornare indietro!
Voglio morire essendo
alba.
Voglio morire essendo
ieri!
Io torno
con le mie ali.
Lasciatemi tornare indietro!
Voglio morire essendo
sorgente.
Voglio morire fuori
del mare.


Sirena

Com’è limpido l’orizzonte!
E questa tristezza?

(Se ne andrà via di corsa
appena tu ritorni.)

Come brilla l’orizzonte!
E questa tristezza?

(Vieni tra le mie braccia.
Non vedi
come s’allontana?)

Oh che fiamma d’orizzonte!
E questa tristezza?

(Brucia con me
e con lei.)


Verso…

Torna,
cuore!
torna.

Per le selve dell’amore
non vedrai persone.
Avrai limpide sorgenti.
Nel verde
coglierai la rosa immensa
di sempre.

E dirai amore, amore!
senza che la tua ferita
si risani.
Torna,
cuore mio!
Torna.

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