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Intervista a Shakhawat Tipu | L’Altrove

Peter Semolič intervista il poeta Shakhawat Tipu.

Questa intervista è stata pubblicata per la prima volta sulla rivista letteraria slovena Poiesis. Pubblichiamo la traduzione realizzata da noi.

Semolič: Sei nato nel 1971, nell’anno della guerra di indipendenza del Bangladesh. Che tempi erano per il Bangladesh e per la poesia bengalese?
Come ha influito, su di te bambino, la situazione politica, culturale ed economica? In che misura quella situazione si rifletteva nella tua scrittura? Te lo chiedo in maniera differente, come ricordi la tua infanzia? Fino a che punto la tua infanzia è un’ispirazione per la tua scrittura?

Tipu: Grazie mille. Sono molto contento di questa intervista. Sono nato a Sandwip, un sottodistretto del Bangladesh. Sono felice di essere nato durante la guerra di liberazione, nella casa di mio nonno materno. A causa dell’influenza politica di mio padre e dei miei zii, la nostra casa era diventata un porto per i combattenti per la libertà di allora.
La mia famiglia era di sinistra. In quel tempo mia madre dovette trasferirsi da casa nostra a quella di mio nonno materno. Ho sentito tante storie dei tempi della guerra.
Noi sopravvivemmo grazie ai prodotti agricoli che coltivavamo. Mio nonno, parlando di me, diceva: “Mio nipote guarderà il nuovo sole nascente. È così fortunato. E noi finalmente saremo liberi.”
A proposito, Sandwip è un’isola, totalmente separata dal Bangladesh. Quindi, l’esercito invasore entrò nell’isola molto più tardi. La storia insegna che all’inizio un esercito attacca prima la capitale e poi le altre principali città. Ecco, da noi accadde lo stesso. Tuttavia, attaccarono la città brutalmente, anche se meno gravemente rispetto alle altre. Comunque la città è stata liberata dopo 9 mesi di combattimenti. Dopo la caduta del dominio britannico nel 1947, i poeti moderni del nostro paese sognavano una libertà nazionale. Nel 1947, l’India era divisa in due paesi basati sulle religioni: Induismo e Islamismo. Successivamente questa divisione si basò sulla lingua. L’allora governo pakistano desiderava dichiarare l’urdu lingua di Stato. Ma dovettero fare un passo indietro a causa della lingua specifica del movimento politico del popolo bengalese. I poeti bengalesi erano ispirati dall’idea di nazione data da questa lingua e dalla guerra in corso. Quindi la poesia si ribellò anche lei al dominio coloniale. Anche se non vissi la guerra, notai come si sviluppò un paese così dilaniato e come i suoi cittadini raggiungevano i loro traguardi: persone libere in un territorio libero. A causa del dominio britannico, la letteratura inglese era onnipresente. Il bengalese era ed è la nostra lingua madre. La nostra letteratura era influenzata anche da quella dell’allora Unione Sovietica e a casa nostra c’erano molti libri di scrittori sovietici. Li chiamavo “libri rossi”. A parte gli scrittori bengalesi, conobbi Alexander Pushkin a Yevgeny Yevtushenko, Anton Cechov, Vladimir Nabokov e altri. È difficile dire chi mi abbia influenzato di più. Ma da bambino amavo le fiabe e i versi di vari paesi. Una volta avevo l’abitudine di leggere tutto quello che avevo in mano.

Semolič: Quando e come è entrata la poesia nella tua vita? Quando hai iniziato a scrivere e quali autori ti hanno influenzato all’inizio?

Tipu: Celebriamo tre giorni speciali: il giorno della lingua, il giorno dell’Indipendenza e quello della vittoria. La prima poesia che scrissi venne pubblicata nella rivista della mia scuola. Non avrei mai pensato che sarei diventato un poeta, un giorno. Quando frequentavo la scuola, fui coinvolto nella politica e pensavo che sarei diventato un politico, ma non accadde. Le materie che mi attraevano di più erano letteratura, filosofia, legge e teologia, e mi chiedevo cosa avrei fatto da grande. Ad un certo punto iniziai a fare poesia, poiché non c’era alternativa migliore. In effetti, stavo trovando un modo per liberare la mia lingua e per entrare in un nuovo mondo immateriale. All’inizio, molti poeti ebbero un’influenza su di me. Ho sempre provato capire i processi del linguaggio, dei pensieri e che tipo di bellezza cercano di catturare i poeti. In un primo momento, metto in discussione quello che leggo e ricerco la loro debolezza, posizione filosofica ed estetica. Quindi nessuno mi ha colpito direttamente inconsciamente.

Semolič: Sei considerato il poeta più importante della tua generazione e figura di spicco del nuovo movimento linguistico poetico bengalese. Puoi brevemente descrivere questo movimento e la sua relazione con la tradizione poetica bengalese? In che modo il nuovo linguaggio poetico è diverso da quello delle generazioni precedenti?

Tipu: Nel 2002 pubblicai la mia prima raccolta di poesie chiamata “Ela Hi Borosha”. Ma questa non conteneva la maggior parte dei miei scritti precedenti. Pensavo di non essere stato in grado di generare nuovo schema linguistico. In quegli anni il poeta Sikder Aminul Haque, diceva che lo schema della poesia era nuovo e, sebbene potesse sorprendere i lettori, era molto lontano dall’essere poesia moderna. Rifiutava quindi la poesia come una visione poetica moderna. Potrebbe essere più appropriato dire che le poesie moderne della nostra letteratura contemporanea sono l’espansione del simbolico. Dal punto di vista strutturale sembravano essere poesie con la forma del periodo coloniale. Quindi, protestammo e cercammo di stabilire una nuova relazione con la vecchia letteratura bengalese. Fu una protesta individuale – noi, alcuni poeti, provammo a dire cose nuove a modo nostro. Era come uscire da poesie tipiche. Più tardi, molti giovani poeti adottarono questa pratica. Questo è stato il primo passo per uscire dallo standard della lingua poetica bengalese. Il filosofo, critico e professore marxista-lacaniano Salimullah Khan recensì il mio libro. Per lui si trattava di una raccolta contro la poesia tradizionale e i pensieri di Rabindranath Tagore, ma sostenne questa nuova espressione poetica. Il suo sostegno ha suscitato polemiche. Più tardi, Azfar Hussain, teorico, scrittore e illustre professore del nostro paese, parlò di uno speciale aspetto delle mie poesie, generando molte discussioni. Devo dire che emerse una forma poetica disorganizzata come controforma delle moderne poesie. E il modulo diventò gradualmente popolare sui social media.
Ad esempio, ho scritto una poesia manifesto in bengalese. Potrei pubblicarla, un giorno. Il nostro impegno principale è quello di scrivere poesie con un linguaggio quotidiano piuttosto che con un linguaggio poetico.

Semolič: Sei un poeta e un giornalista. In Slovenia, questo non è così comune; in molti casi vediamo il giornalismo come un’opposizione alla poesia. Ci sono somiglianze e differenze tra lo scrivere poesie e fare giornalismo? Cosa ti guida nello scrivere in versi e cosa nello scrivere articoli?

Tipu: Beh, gli scrittori sloveni sono molto fortunati! Ma è una domanda molto interessante. Dodici anni fa, Rafique Azad, un famoso poeta bengalese, mi disse quasi la stessa cosa. Disse che il giornalismo ostacola la scrittura di poesie. Pensavo, quindi, che fosse una situazione miserabile per un poeta. Ma io non potrei guadagnarmi da vivere come scrittore. Ad ogni modo, penso alla vita di due famosi scrittori, Gabriel García Márquez e Naguib Mahfouz. Sebbene fossero giornalisti, erano scrittori illustri in tutto il mondo. Ho lavorato come vicedirettore di quotidiani, come redattore di una rivista letteraria e consulente editoriale per una rivista d’arte per due decenni. Le lingue della letteratura e del giornalismo sono davvero diverse. Ma non mi disturba molto da quando sono esperto in linguistica bengalese. Quando non scrivo su carta, scrivo nella mia mente. È anche possibile comporre una poesia mentre si sogna. Se prendi la scrittura come un compito di ogni momento, tutto è possibile. È un modo semplice per essere vicini alla vita. Tutte le esperienze sono veri e propri percorsi della memoria. Sembra essere utile per la letteratura. Ma solo Dio sa cosa è meglio per un poeta! Sono d’accordo con te, però, scrivere è il modo migliore per guadagnarsi da vivere per uno scrittore. In verità, aspetto questa situazione.

Semolič: Scrivi poesie in forme diverse, dagli haiku a poesie molto più lunghe. Cosa è, secondo te, più importante nella poesia: cosa dire o come lo si dice, quindi il contenuto o la forma, le questioni tematiche o le questioni poetiche? Come vedi la relazione tra forma e contenuto nella poesia?

Tipu: Nella mia prima infanzia, ci è stato insegnato che la lingua sanscrita è la madre della lingua bengalese. Il sanscrito è una lingua estinta. A parte l’utilizzo in alcuni rituali nella religione indù, non serve a niente. Ma la mia percezione è un’altra: le lingue bengalesi sono vicine alla lingua santali. All’inizio applicai la rima sanscrita alla mia poesia bengalese. Più tardi appresi che queste sono diverse, notai che la struttura interna della lingua bengalese non era come il sanscrito e smisi di scrivere in questo modo. Scrissi dunque poesie, diverse, in rima bengalese. Una volta cercai di scrivere sulla filosofia e sul processo del pensiero dei santi Zen durante la lettura della teologia del buddismo. Ho studiato anche la forma dell’Haiku. Perché il linguaggio della poesia viene inconsciamente, all’improvviso
Scrissi molti Haiku in bengalese, successivamente in inglese. Ho due manoscritti che spero di pubblicare il prima possibile. Il vero poeta non scrive poesie secondo le regole della rima. L’immagine del soggetto poetico si sviluppa dentro i pensieri e l’immaginazione sviluppa la loro forma. Penso che la natura sia la vera amica un poeta o di un artista. Pertanto, il poeta dà forma al pensiero e all’immagine in varie forme. L’oggetto suggerisce come dovrebbe essere la lingua e la lunghezza della poesia. Il poeta trasforma la bellezza invisibile con il potere del linguaggio in bellezza tangibile. La sublimità di un artista sta lì. Dove le persone non possono vedere la bellezza, il poeta crea un nuovo percorso.

Semolič: Puoi descrivere brevemente come è cambiata la tua poesia nel corso degli anni?

Tipu: La poesia cambia per diversi motivi: per la realtà; per il ricordo; per l’esperienza; per i cambiamenti della natura; per l’espansione dell’immaginazione; per il punto di vista; per le diverse situazioni politiche, paese-società-natura e così via. Riassumendo, la psiche di un poeta desidera essere a contatto a una bellezza e a una verità intangibile. Da un punto di vista strutturale, possiamo chiamarlo fenomenologia della verità o fenomenologia di un poeta. L’individualità cambia in questo modo, è la natura del poeta. Se qualcosa non cambia, il poeta muore nella sua rigidità strutturale. Io cambio secondo natura e la natura cambia secondo me. È un percorso naturale e un processo dialettico nell’istinto. La natura e la realtà cambiano. Il poeta deve trasferirsi in un nuovo tempo.

Semolič: Scrivi in bengalese e in inglese. Come vivi questo modo di scrivere in una lingua e in un’altra? Su quale base decidi di scrivere una poesia in bengalese o inglese?

Tipu: È difficile illustrare come nasce o viene creata una poesia. Ma quella poesia e il suo linguaggio vive nel mio corpo come il sangue. Questo è come un istinto della natura. Un poeta è come un architetto che riflette il nuovo significato nella struttura del linguaggio. La mia lingua madre è il bengalese e la mia seconda lingua è l’inglese. Ho letto, scritto e tradotto in inglese. I poeti che ho letto non sanno cosa e come scrivo. È molto doloroso per me. D’altronde vorrei che i poeti di altri Paesi conoscessero il soggetto o l’oggetto universale presente nelle mie poesie; oserei dire che per quanto riguarda la sensibilità e l’umanità, la mia poesia può andare per il mondo. Ma io non pensavo di scrivere in inglese dato che non ero abituato alla lingua inglese. Ho iniziato a scrivere in inglese perché non riuscivo a trovare un buon traduttore. In un primo momento, ho avuto difficoltà, ma gradualmente mi sono trovato più a mio agio. Tutto è possibile per gioia della mente.

Semolič: Sei stato direttore di diverse riviste, anche quelle dedicate alla linguistica e alla filosofia, ma scrivi anche di arte. In che modo la scienza, la filosofia l’arte influenzano la tua poesia?

Tipu: Sì, ho curato una rivista di letteratura chiamata “Jatio Sahityo”. La rivista ha suscitato il dibattito sulla lingua bengalese. Il sanscrito e il persiano hanno più effetti sulla lingua bengalese. Il sanscrito è chiamato la lingua degli dei per il suo uso nei rituali dell’induismo. Inoltre, molte parole arabe e persiane sono entrate nella lingua bengalese. Quasi duecento anni fa, quando fu scritta la grammatica bengalese, sorsero dibattiti sulla lingua bengalese sulla questione della grammatica e delle parole straniere. Abbiamo suggerito che la struttura della lingua dovrebbe essere come la natura della lingua e vicina alla lingua locale e alla sua struttura. Allo stesso modo le parole straniere che sono già entrate nella nostra lingua dovrebbero essere ammesse come parole della lingua bengalese. Ho anche pubblicato una raccolta chiamata “Charalnama”. Uno scrittore e famoso fotografo, Nasir Ali Mamun, ha rilasciato interviste ai senzatetto, vagabondi, ladri, poveri. Vivono per le strade, nei giardini, nelle stazioni ferroviarie. Ho cercato di teorizzare come questi senzatetto parlino e vivano, al di fuori della società. Ho modificato “Charalnama” in un dizionario inventato sulla lingua bengalese chiamato “Charali Vashar Ovidhan”, molto più vicino alla forma del linguaggio colloquiale.

Comunque prima di tutto ho letto la teoria da Aristotele a Umberto Eco. Dopo aver partecipato a molte mostre di artisti bengalesi contemporanei, ho iniziato a scrivere saggi critici d’arte. Sento che esteticamente è la mia passione interiore. Ora ho ampliato il mio pensiero dalla poesia alle belle arti. Infatti, la bellezza legata al pensiero è reciproca. Alcuni anni fa, ho scritto un articolo sul talentuoso artista classico SM Sultan; questo articolo ha ampliato il mio percorso verso la critica d’arte. Penso che l’estetica della poesia sia molto vicina all’estetica delle belle arti. Anche se a volte sono diverse, la bellezza delle due cose è intrecciata.

Semolič: Potresti raccontarmi, alla fine della nostra conversazione, della poesia contemporanea in Bangladesh? Quali sono le sue caratteristiche principali e le caratteristiche principali della scena poetica in Bangladesh – come è organizzata, ecc.?

Tipu: In Bangladesh esistono diversi tipi di poesia. Ci sono dei buoni poeti moderni, ad esempio. Prima e dopo l’indipendenza, la maggior parte delle poesie avevano dei toni nazionalistici. Questo è continuato fino alla agli anni settanta. Negli anni Ottanta, si diceva che la poesia si sarebbe sbarazzata degli slogan politici. In questo modo si è tornato a scrivere poesie come nel 1930, una poesia simbolica. Dopo la caduta del regime militare nel 1990, i poeti del nostro paese sono entrati nella nuova sfera poetica. In questo periodo si è cercato di mantenere il linguaggio della poesia vicino a quello colloquiale. Qualche poeta è emerso in quel momento, ma abbiamo bisogno di tempo per notarli e apprezzarli meglio.

Biografie

Shakhawat Tipu, nato nel 1971, vive a Dhaka. È un illustre poeta, saggista ed editore del Bangladesh. Una figura di spicco del nuovo movimento poetico bengalese, Tipu si è affermato come uno dei principali poeti della sua generazione. Le sue poesie sono state tradotte in spagnolo, italiano, greco, serbo, sloveno e inglese. Ha pubblicato otto titoli di poesie e un libro sulla famosa scultrice bengalese Novera Ahmed e sulle sue opere. Tipu ha curato Jatiya Shahittya (2008), una rivista di linguistica e filosofia e Charalnama (2011), una raccolta di interviste ai senzatetto con un dizionario subalterno. Le sue poesie sono apparse in molte riviste e antologie in tutto il mondo.

Peter Semolič è poeta, scrittore, drammaturgo, conduttore radiofonico, saggista e traduttore. Finora ha pubblicato dodici raccolte di poesie indipendenti e un romanzo per ragazzi “Typing Dwarf Pacek”, è incluso in una cinquantina di antologie sia in Slovenia che all’estero. Ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro, tra cui il Jenko Award (1997) e il Prešeren Fund Award (2001). È cofondatore del blog di poesia “Poiesis” e membro fondatore della Poiesis Cultural and Artistic Society. Vive a Lubiana.

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