Addio a Giancarlo Majorino | L’Altrove
Si è spento l’altro ieri, all’età di 93 anni, il poeta e critico letterario Giancarlo Majorino.
Majorino nacque a Milano il 7 aprile 1928, si laureò in giurisprudenza ed iniziò a scrivere in versi in giovane età. La sua prima raccolta, La capitale del nord, venne pubblicata nel 1959, e nei primi anni ’60 iniziò ad insegnare nei licei lombardi.
Nel 1967 la Casa Editrice Mondadori diede alle stampe Lotte secondarie, suo secondo libro. La produzione poetica di Majorino fu nutrita e ricevette molti riconoscimenti. Inoltre le sue poesie furono pubblicate anche da Garzanti, La Vita felice e Scheiwiller.
Una poesia sperimentale, quella di Giancarlo Majorino, energica e vorticosa. Ebbe la capacità di narrare in un turbinio di versi il nostro Novecento, i cambiamenti, il dopoguerra, le contraddizioni sociali. Tutto in uno stile nuovo, capace di turbare il lettore e di metterlo davanti ad un pensiero sul quale ragionare.
Sembrerebbe aggressivo, Majorino, sembrerebbe un poeta di quelli che non si risparmiano, un poeta pungente e vero. Lo è stato e lo sarà.
Tra moti interiori e feroci sguardi alla realtà, tra interpretazioni e impulsi di rinnovamento, così si è mossa la sua poesia.
Oggi lo ricordiamo con una selezione di poesie.
Poesie di Giancarlo Majorino
“ci si dovrebbe potrebbe non morire?”
primo dodecasillabo
non riuscendo esistere, probabilmente
com’é possibile?
(TRANSITANTI – rivista maivista
incucciati in un sapere apice
immoti e soli, qualche insetto sul muso
cerca d’individui che leccan denaro
ma se non ne ho! non ne abbiamo abbastanza! “Crono grande” o da non si sa che, tuttinsieme remoti
termina in un grande fuoco freddo
il brillar delle voci levando gli occhi
gioia la parola quando restituisce?
sta proprio sola non altrove non fora
pure, se guardi bene tutti abbiam le ali
Da La gioia di vivere, Mondadori
l’immediato che mi sorprende sempre
: ecco il libro che si sta formando
Enrica insegue col bicchierino
altri ultimi Tivù con un po’ di mondo
ecco l’alba di toni che sta riprendendosi
il mondo salvato dagli adulti liberi
lo sforzo della poesia
vari passati tornano presenti
ancor via i santi di potere stupido
il mondo salvato dalle donne libere ?
aiutare i politici ne han bisogno
tanto da invecchiare prima di morire
l’ignoranza non cede, troppo nutrita
permetter anche all’interrogato d’interrogare
e su sé e sugli altri
Da La gioia di vivere, Mondadori
Sit-in
Ma c’era qualcuno, in quella folla di giovani
vibratili e prefiguranti la nuova brughiera,
così usciti dall’ ossessione d’eros, belle e belli,
uniti nel volere e nel recitare la Rivoluzione, ce
è triste scriverlo, c’era qualcuno, io,
che sbirciava cosce seni labbra, pare incredibile
Ora
chi ha sempre vissuto un po’ troppo poco
trema – è certo
Trattative?
Perché negoziare se sono ladri?
Se sono ladri imprigionarli.
Ma se ladri comandano la polizia,
le forze armate; e vengono eletti
dagli stessi derubati?
Se perfino chi scrive deve imparare,
per decreto segnaletico vigente
dalle cime alle valli
nell’immenso impero occidentale
che la poesia moderna ha da essere ambigua?