Estratto da “La spuma del tempo” di Carmelo Cutolo | L’Altrove
Neri tuoni sfavillano
imprigionati tra i nembi e il tramonto.
È l’ora in cui i grovigli
celesti si schiudono,
e un fulgido segreto volteggia.
Risali la cascata
che vortica e ti bagna;
io ascolto la terra
che ha seppellito il cuore,
reliquia d’un baleno soffocato.
In un lembo di oceano
si frantuma la nebbia,
si squarcia l’eco lontana di un raggio.
La notte già accoglie
nella sua terra il gracile frastuono
delle pagaie che aravano
il gïogo del mare.
Che sa di questo mare
la morte che sïede al focolare
ardente e all’orbo talamo?
Che sa la terra affamata dei mari
solcati e di occhi gonfi?
Che lungo tempo, scavato dal pigro
picchiare della notte!
E mi ritrovo all’alba
col sole conficcato
nella tremula carne.
Questo pianto, deserto e dilaniato,
è il grido rotto che chiama la madre
e graffia nell’angusto
spazio della mia carne.
Non so se il cielo, carico
di nembi, si scuota
al di là della rete.
So che sospira, d’un vento tenace,
d’un candido respiro infermo e acerbo.
L’AUTORE
Carmelo Cutolo (Napoli, 1985) ha conseguito il dottorato in filologia classica presso l’Università di Messina e insegna latino e greco nei licei di Napoli. Suoi testi poetici sono apparsi su La Repubblica di Napoli e di Bari, Atelier Poesia, Poesia del nostro tempo, Poetarum silva. La spuma del tempo (Oèdipus 2020) è la sua prima raccolta di poesie.