
Inediti di Stefano Servilio | LâAltrove
Che poi se ci pensi
Che poi, se ci pensi, non è stato mica difficile.
Uno sguardo sotto le rondini.
Un sorriso dâattesa.
Un bagno al tramonto.
Qualsiasi diavoleria.
Unica follia su qualsiasi altra.
Perchè tu sei follia.
Sei tante cose, ma soprattutto follia.
Se ci pensi, è cosÏ.
Via ori e gemme e tessuti.
Solo pelle su pelle.
Barbarici strappi e ci piace cosĂŹ.
Finchè mare respira cielo.
Finchè fiamma ansima su sabbia.
Mia.
Diavoleria qualunque e pazza follia.
Se ci pensi, è proprio cosÏ.
Danziamo su tremulo petalo.
Scirocco ci essicca.
Labbra si sbranano.
Ballerini imbranati e irreperibili.
Scongiuriamo ore segnate.
Preposte, passano.
E calpestano sogni di carta.
Spiegati, laceri, inutili.
Che poi, se ci pensi bene, scrivo di te.
Mi scosto altrove.
Dissipo penne dalla liquida anima nera.
Imbratto fragili e lividi fogli.
Deliranti parole che sanno di te.
Dissennatrice incantevole.
Scuoti la gabbia e mostri canini.
Che se ci pensi ancora un poâ, poi piangi.
Tu come stai?
Sbadata idea, rotola nellâangolo delle inutilitĂ mancanti.
Biasimi menzogne a tre teste, ancelle divoratrici di coscienza.
Pensiero rovente di luglio, trapassa nuvole immobili e grasse.
Indifferenze progressive, architettano crepacci privi di profonditĂ finita.
Caos e nero, adornano la picchiata guarente.
E tu?
Tu come stai?
Nulla di percettivo.
Niente di tangibile.
Per niente subito.
Per nulla soffice.
Valzer di mezzanotte nella stanza delle promesse e degli addii.
Danzando, risarcisci il tuo tempo.
Vigoria e impeto di compreso, dilatano spazi di te.
Castigato nelle segrete, uomo sconosciuto evade.
Ma tu⌠tu come stai?
Ora lo so
Lo so.
Brami strattoni e baci.
Piroette e capovolte.
Tramortita da virile sguardo, perennemente tuo vorresti.
Sotto pioggia o neve, non importa.
Al di lĂ dellâorizzonte sterminato, cingimi.
Non basta, lo so.
Sei lĂŹ.
Tra silenzio di fiamma defunta e crepitio di calore morente.
Ah, lo so.
Ti vedo.
Palmo fremente, sfrega la fronte e logora sogni.
SĂŹ, lo so.
Conosci lâamore nato tramonto.
Mendaci promesse.
Abili sarte che agghindano illusioni.
Tu sai che io so.
Voglia affranta ed esausta, spira e si sbriciola in tossico vuoto.
Irrilevante distanza.
Bastava stringersi un poâ.
Ora lo sai.
Miserabile abbaglio, fugge ed inciampa.
Cade e muore.
Ora lo so.
LâAUTORE
Stefano Servilio è nato a Tocco da Casauria nel 1980. Vive a Bugnara e lavora come educatore scolastico. Scrive per âIl gazzettino della valle del Sagittarioâ e âAbruzzo Oggiâ. Ha pubblicato il suo primo romanzo breve nel 2019 con la casa editrice La Gru edizioni. Scrive poesie, racconti brevi e romanzi. Ha un blog dove spesso pubblica alcune sue opere.

