Estratto da “Elogio alla solitudine dello sguardo” di Michele Tarzia | L’Altrove
Elogio alla solitudine dello sguardo
L’ho perduto.
È andato via quando il mio atto del filmare è stato
contaminato dal vedere.
La purezza dello sguardo è svanita. Si è fatta mera solitudine.
I miei occhi sono serrati
persi
nella gioia del dolore.
L’agonia dello sguardo è arrivata.
Sento il suo peso dentro i miei occhi
mentre
le palpebre sono ancora chiuse.
Non riesco più a vedere
ma posso immaginarmi di guardare,
oltre il buio
Il gioco della vita
L’angoscia è così forte nella mia poesia
da risvegliarmi l’anima.
E nell’attesa della fine della vita
mi guardo indietro
vedendo il futuro.
Poesia raccolta sulle foglie degli alberi cadute a terra
Come una foglia
sospesa nel bianco.
Come sensi dispersi
da un soffio di vento.
Io rimango
qui, seduto
a ubriacarmi di neve
Riempire la vista
Viviamo romanticismi inesplorati,
viviamo attimi di perdizione
e siamo
incatenati
nei confini dei nostri pensieri.
Lasciamo che i nostri
sentimenti
rubino
le nostre illusioni
e disorientino
i nostri sensi,
così da perderci nel sentimento fittizio
che la mente ha generato per
(noi)
miseri umani,
dal cuore sensibile.
A ghost story
Due mani che si stringono
nel divenire dei ricordi.
Ti invito al viaggio, anima mia.
(Questo vedo) –
oltre non vado.
L’AUTORE
Michele Tarzia è nato a Vibo Valentia nel 1985. Si occupa di cinema e parole.
Filmmaker attivo sin dal 2010, i suoi film sono stati presentati in molti festival di cinema, tra cui il Torino Film Festival e il Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, oltre ad aver espos to in vari musei e spazi autogestiti. Nel 2011, insieme a Vincenzo Vecchio, ha creato {movimen tomilc}, un duo artistico che indaga i nuovi concetti legati alla contemporaneità dei linguaggi. È docente di laboratori e seminari sul cinema. Vive e svolge il suo lavoro a Reggio Calabria. Elogio alla solitudine dello sguardo è il suo primo libro di poesie.