Recensione: “Liriche scelte” di Ada Negri | L’Altrove
Se vogliamo fare un tuffo nel passato, ma un passato di grande valore, possiamo seguire Ada Negri nel suo amore per la classicità, che è l’argomento, lo stile, il sogno di questa prima sezione del libro. Sono testi d’altri tempi, nel senso che tale genere di poesia non è propria dei contemporanei e costituisce un viaggio comunque di scoperta per l’autrice, catturata e incantata dal mondo greco-latino. La lirica è descrittiva e neoclassica, raffigurando, in modo quasi classificatorio, le conquiste artistiche e civili di quelle culture, la cui grandezza è per la poetessa eterna e universale. È altresì una lirica oggettiva, che lascia poco spazio ai sentimenti personali, in quanto, forse, l’intento della scrittura è didascalico e rivolto a trasmettere il vero e il bello secondo i parametri antichi. I tesori ellenico-romani sono cantati per il mito che rappresentano, il fascino che ancora emanano, la forza epica delle opere.
Anche la scelta di scrivere quasi sempre con l’uso di strofe tradizionali, costituite da quartine in rima, fa parte del canone neoclassico riesumato per l’occasione. Fanno eccezione alcune composizioni, come ad esempio la Parodia della tragedia greca. “Antigone” di Sofocle, che ha una struttura dialogica tra Ismene, Antigone e il Coro; e Il classicismo nella poesia di Giosuè Carducci, che invece d’avere le quartine con rima a-b / c-d si sviluppa con un rimare a-c / b-d. Così troviamo in Crociera in Grecia, strofe di questo tipo: “…Aleggiava una vaga atmosfera / trepidante tra sogno e chimera. / Ci sembrava di vivere ancora / con Omero una fulgida aurora”. Mentre nell’omaggio al Carducci: “…Nelle ‘Elleniche’ descrisse, / con profonda competenza, / gli elementi che rivisse / con piacevole frequenza…”.
Il suo percorso culturale-classico inizia proprio dai banchi di scuola. Ricordando quel periodo formativo scrive: “Per me il classicismo è innato …// A scuola mi fu sviluppato / con notevole risultato: / mi piacquero Greci e Romani / coi loro costumi lontani…”.
Qui accenna anche alle opere immortali dei classici, all’origine della nostra lingua dagli etimi greco-latini, allo splendore di quelle civiltà che coltivarono scienza, filosofia e le arti. Continua poi con un viaggio in Grecia per toccare con mano ciò che aveva studiato sui libri: rimane colpita da zone archeologiche mai viste, a cui seguono altre mete, come Rodi con l’Afrodite, Olimpia, Delfi, Sparta, Micene, l’Acropoli, ove immagina le abitudini care a Socrate. Indi tutti i monumenti e i colonnati di Atene storica, l’Attica e il Peloponneso. Un’altra lirica è dedicata a La parola, alla sua funzione nella vita della comunicazione, alla sua importanza come mezzo per trasmettere pensieri, messaggi, stati d’animo, sentimenti tra le persone e lessico in cui il popolo si riconosce. Troviamo nel libro anche una lunga composizione riservata a Il classicismo nella poesia di Giosuè Carducci, dove ripercorre le tappe della sua esistenza riferite al propugnato ritorno al classicismo e al suo patriottismo.
Ora scomodiamo un grande della letteratura per attestare assonanze d’interessi neoclassici. Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 1749 – Weimar, 1832) pubblica nel 1795 le Elegie romane, venti pezzi poetici in esametri e, nella prima elegia esalta la grandezza di Roma: “… Sì, qui un’anima ha tutto, fra queste divine tue mura, / eterna Roma!…// Tuttor chiese e palagi, rovine contemplo e colonne…// In vero, o Roma, un mondo sei tu; ma pur senza l’amore / non saria mondo il mondo, e nemmen Roma, Roma” (da Elegie romane, Giusti Editore, Livorno 1896, Traduzione di Luigi Pirandello). Ada Negri scrive una lunga Ode a Roma in cui risuonano anche questi versi: “… Palazzi e templi, archi e colonne, / attestan l’opera davvero insonne, / livelli alti di vita civile, / il culto del bello e un tipico stile”.
Quindi “Roma caput mundi” esercita in ogni epoca e su chiunque un fascino indiscutibile: nel nostro caso l’autrice rimane integralmente legata al classicismo, mentre Goethe inserisce nel giudizio finale l’elemento sentimentale dell’amore e si proietta verso il Romanticismo, creativo e non imitatore di poesia.
A cura di Enzo Concardi.
L’AUTRICE
Ada Negri, nata a Conselice (RA) e residente a Ferrara, laureatasi in lettere classiche a Bologna, ha insegnato per oltre trent’anni greco e latino nei Licei. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Viole del pensiero (1993), …E la luce fu (1994), Il mare della vita (1996), Paesi e città del cuore (1997), I girasoli (1998), Opera Omnia (1999), Realtà e fantasia (2000), Verso il terzo Millennio (2001), Il fascino di Ferrara (2002), La bandiera italiana (2002), La Vita Umana (2003), Arcobaleno (2004), Nuova stagione poetica (2010); i testi di saggistica: Litterarum latinarum fragmenta (1999), Il kommós delle «Coefore» di Eschilo (2000), Limpide voci (2001), Saggi classici (2003), Saggi ferraresi (2003), Sintesi storico-letteraria dell’età ellenistica e greco-romana (2006), L’Età Classica della Grecia antica (2009), L’età Jonica della Grecia antica (2017). La biografia e l’attività letteraria di Ada sono trattate in due monografie curate da Fulvio Castellani: Dentro e attraverso la quotidianità (2003), Il racconto di una vita (2006).