Italia/Mondo,  Poeti contemporanei viventi

Poesie tradotte di Peter Christenen | L’Altrove

IC

an angel pushes the drug down
the tube connected to my arm
and i drift into a recessed light
that hovers singly ever present
in the ceiling of the room
i haggle with thickening narratives
fat desires slim reason for being
struggle against the morphine dream
grasp the stiff white linen that feels
like fear a vigilant angel resides
at the foot of each bed eight of us
two beds down
swiftly surrounded
is wheeled out
does not return
for god’s sake nurse
bring me more to believe in

CI

un angelo fa scendere il narcotico
nel tubicino collegato al mio braccio
e io fluttuo entro una luce di recesso
ch’aleggia isolata onnipresente
sul soffitto della stanza
alterco con resoconti sempre più fitti
desideri pingui ragione smilza per lottare
contro l’onirismo della morfina
abbranco il rigido telo bianco che sa
di paura un angelo vigilante dimora
ai piedi d’ogni letto siamo in otto
due letti più giù
circondato in fretta
uno esce in barella
non fa ritorno
per amor di Dio infermiere
mi dia qualcosa in più in cui credere


Memories of the Danish Angel

our male nurse stands
at attention
at the threshold of our ward
in the cardiac wing of
the Foothills General
it is early morning
he is assessing the room
in a loud voice
he commands the four of us:
“Gentlemen awaken please, it is a new day.”
through a morphine miasma
i watch Olav
rouse an anesthetized old man
out of his bed into a chair
at the foot of the bed across from me
the man moans and slides helplessly
from a sitting to a slumped position
his rag doll head
flops onto his chest
his cheeks a grey pallor
Olav carefully washes
his face
arms
scrubs his back
bends to listen
they have been soldiers
comrades
trapped in foreign hell holes
the man mumbles
“Blood Death Soil.”
Olav whispers
“It takes courage to live.”
the patient is washed
dressed combed shaved
a biting lotion applied
Olav steps aside
to view his work
in the chair sits a straight-backed old man
a small smile etched at
the corners of his mouth
i struggle onto my elbows
lift my head
choke on my swollen throat
lie down
“Okay!”
Olav claps his hands together
and looks directly at me
speaks in Danish
the language of my childhood
“Du er den naeste.”
you are next

Ricordi dell’angelo danese

il nostro infermiere sta
sull’attenti
sulla soglia del nostro reparto
nell’ala cardiologica del
Foothills General
è primo mattino
sta esaminando la stanza
a voce alta
ordina a noi quattro:
“Signori, sveglia per favore, è un nuovo giorno.”
In un miasma di morfina
guardo Olav
far alzare un vecchio anestetizzato
dal letto e perché si metta seduto
ai piedi del letto di fronte a me
l’uomo geme e scivola impotente
dallo stare seduto all’abbandonarsi
la testa di bambola di pezza
gli ricade sul petto
le guance d’un pallore cereo
Olav gli lava con cura
la faccia
le braccia
gli strofina la schiena
si china per ascoltarlo
sono stati soldati
compagni in armi
in trappola nelle fosse d’inferno straniere
l’uomo borbotta
“Sangue Morte Terra.”
Olav sussurra
“Ci vuole coraggio per vivere.”
lava il paziente
lo veste pettina rasa
applica una lozione acre
Olav si scosta un po’
a contemplare l’opera:
un vecchio sta seduto, schiena dritta,
un sorrisetto stampato
sulla bocca
mi sforzo sui gomiti
sollevo la testa
mi’asfissio sulla mia gola gonfia
mi ridistendo
“Bene!”
Olav batte le mani
e mi guarda dritto
parla in danese
la lingua della mia infanzia
“Du er den naeste.”
sei il prossimo


Inside the Magnetic Resonance Image Machine

strapped down
a plastic cage on my chest
i am slid into the humming tunnel
in my fist a rubber panic ball
to call someone
should i want out
of the white noise of
the Magnetic Resonance Image Machine
a loud feminine voice urges
breathe
hold your breath
breathe
hold your breath.
i slide back and forth
inside the thrumming machine
breathe stop hold your breath
clang
magnetic waves untangle body parts
breathe stop hold your breath
clang
breathe stop hold your breath
clang
suspended within force fields
i forget to breathe
fall into a tangled hot sleep
imagine trucks on the bridge over the Fraser
colouring carbon monoxide skies
cut flowers from Bogota
a boom box beating
minimalist verse and violin
cherry blossoms
wet streets
dead fish
plastic
shimmering blood vessels
ice falling from the concrete balcony
of the small dirty room
where I have found refuge
within walking distance
of the hospital
breathe stop hold your breath
clang
i am slid out of the hot appliance.
the White-Coats tug my arm
‘Are you awake?
Mr. Christensen
Are you awake?’
speckled starlings scatter

Dentro la macchina per la risonanza magnetica

Legato da cinghie
sul torace una gabbia di plastica
mi fanno scorrere nel tunnel brusente
in mano una palla antipanico di gomma
per chiamarli
in caso volessi uscire
dal rimbombo bianco della
macchina per risonanza magnetica
una voce acuta di donna ripete insistente
respiri
trattenga il respiro
respiri
trattenga il respiro
scorro avanti e indietro
dentro la macchina ronzante
respiri fermo trattenga il respiro
clang
onde magnetiche sgarbugliano le parti del corpo
respiri fermo trattenga il respiro
clang
respiri fermo trattenga il respiro
clang
sospeso entro campi di forza
mi scordo di respirare
piombo in un intricato sonno caldo
camion immagino sopra il ponte sul Fraser
a colorare cieli di monossido
fiori recisi da Bogotà
una radio portatile rimbomba
versi minimalisti e violino
fiori di ciliegio
strade bagnate
pesci morti
plastica
tremulo brillio di vasi ematici
ghiaccio in caduta dal balcone di cemento
della stanzetta sporca
dove ho trovato rifugio
a quattro passi
dall’ospedale
respiri fermo trattenga il respiro
clang
mi fanno scorrere fuori dal congegno caldo.
i Camici-Bianchi mi scuotono il braccio
“È sveglio?
Signor Christensen
È sveglio?”
storni screziati si sparpagliano


Bearing Witness

while lying in the day bed after
having taken a few cautious steps
along the hospital corridor
an urgent friend came by
to see how i was doing
he wanted to know
if i had seen white lights
coming toward me
from down long dark tunnels
wanted to know
if i had died and come back
no
no lights no tunnels
“I guess you didn’t die then.” He said.
no i didn’t die
death relates to nothing
not long after my friend
became very ill and passed on
looking back i wish i had said
yes there were lights lots of lights

Dare testimonianza

mentre ero steso sul divano, dopo
aver mosso alcuni cauti passi
nel corridoio dell’ospedale
un amico premuroso passò
a vedere come stavo
voleva sapere
se avessi visto luci bianche
venirmi incontro
da lunghi tunnel bui
voleva sapere
se fossi morto e ritornato
no
nessuna luce, nessun tunnel
“Allora non sei morto.” Disse.
no, non sono morto
la morte è il nulla
non molto dopo, l’amico
s’ammalò gravemente, e morì
a posteriori, vorrei avergli detto
che sì, c’erano luci, miriadi di luci

L’AUTORE

Peter Christensen, nato nel 1951 a Red Deer, Alberta, Canada, si è trasferito in British Columbia nel 1969. Ha conseguito un diploma in scrittura creativa presso l’Università di Lethbridge, dove ha fondato una delle prime riviste letterarie dell’Alberta, Canada Goose, insieme a Lorne Daniel. Fra I suoi libri ricordiamo: Oona River Poems (Thistledown Press 2019), Winter Range (Thistledown Press, 2001); I Came Upon a Bear (Hawk Press, 1996); Canyon Shadows: Animals (Information Design, 1992); Canyon Shadows: Stones (Information Design, 1990); To Die Ascending (Thistledown Press, 1988); Rig Talk (Thistledown Press, 1981); All Miracles Happen Locally (1983); Hailstorm (Thistledown Press, 1977); Intravenous (1974)

LA TRADUTTRICE

Angela D’Ambra ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature straniere presso l’Ateneo di Firenze (2008); il diploma di Master II in traduzione di testi post-coloniali in lingua inglese presso l’Ateneo di Pisa (2009). Dal 2010 traduce non-profit testi poetici (En > IT). Le sue traduzioni sono state pubblicate su varie riviste italiane. Per IMPREMIX ha curato i primi tre volumi della collana Foglie d’acero, dedicata alla poesia canadese.

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