Addio a Carlo Bordini | L’Altrove
Ci ha lasciato oggi il poeta Carlo Bordini.
Bordini è nato a Roma nel 1938 e ha insegnato storia moderna presso il Dipartimento di Studi storici dell’università La Sapienza.
Ha pubblicato diverse raccolte di poesia. Nel 2010 l’editore Luca Sossella ha pubblicato una raccolta completa della sua opera poetica: Carlo Bordini, I costruttori di vulcani. Tutte le poesie 1975-2010.
Vogliamo ricordarlo con alcune sue poesie:
Noi, mentre la casa crolla
Noi, che stiamo vivendo l’inizio del tracollo della civiltà umana,
ci preoccupiamo di cambiare la carta da parati
e di lucidare i mobili
mentre la casa crolla ci dedichiamo a rovinose dispute con il portiere
e facciamo progetti per migliorare (abbellire) le serrature delle nostre case
le nostre case stanno cadendo e noi ci preoccupiamo di abbellirle
perché gli animali domestici hanno bisogno di un ambiente sereno.
Suicidio
Nulla di ciò che è vivo mi interesserà
Sarà come non essere mai nato
Che è il mio sogno di sempre
Non ricorderò nulla.
Non ricorderò nemmeno di essere morto
Non saprò mai di essere stato vivo
E non saprò
Di averti amata
Gli altri si meraviglieranno
Si chiederanno perché.
Non capiranno.
Se sarò bravo
non mi accorgerò nemmeno del passaggio
Non ricorderò nemmeno di aver scritto questa poesia.
Amico
ho visitato un amico che stava morendo.
mi perdonò di essere vivo. mi sono accorto
che me n’ero sempre vergognato. lui invece mi spiegò
che non era una colpa. non l’avevo fatto apposta, io.
mi spiegò che essere vivo non era una colpa. non facevo male
a nessuno. ma ci volle lui per spiegarmelo. a lui ho creduto.
mi spiegò che se facevo male non era con intenzione. mi perdonò.
mi consolò. sei simpatico, mi disse, anche se non stai morendo. nella
vita avrai tante cose belle, piacerai alle donne. mi fece far pace
con la vita, come si fa con una fidanzata riottosa.
Non si può essere umani
Non si può essere umani
non ci è più concesso
bisogna essere insensibili come animali
provare sensazioni semplici
piccoli dolori
piccole colazioni artigianali
piccole scempie
non si può riflettere meditare
tirare conclusioni
bisogna mangiare erba.
Poesia demente
Il mondo fu fatto
in pochissimo tempo,
tra grandi litigate,
e solo all’ultimo
momento fu deciso,
per sfiducia,
di istituire la morte e di dividere i sessi.
Dio era molto geloso
dei suoi quattro o cinque colleghi e per ripicca
disse:
Ma tanto in pochi anni saranno tutti rotti, chi senza
un braccio, chi senza una gamba, tanto vale
farli morire!
E un altro disse:
E quelli nuovi come li fai?
Non li faccio io, li fanno
loro! Bella roba. E così,
all’ultimo momento,
in pochi minuti, inventarono l’istinto sessuale,
e l’infanzia. Quasi vennero alle mani.
E uno disse: ma non vedi
che così sarà pieno di guai?
Chi se ne frega – disse Dio.
– Tanto questo mondo non mi piace.
È venuto male. Bella roba –
interloquì un altro. – Cosa pretendevi, con l’idea che tutti devono mangiarsi
l’uno con l’altro? È logico che si sarebbero
consumati. E allora? Tu che avresti fatto?
Quasi
vennero alle mani.
Foto di Dino Ignani