Recensione: “Getsemani” di Josef Koohestanian | L’Altrove
Getsemani di Josef Koohestanian (Transeuropa Edizioni, 2020) è la metafora sacra del luogo di sofferenza interiore, la trasposizione simbolica di immagini dal profondo significato spirituale in cui la sensibilità e la preghiera intima sono le espressioni della volontà umana in armonia con la volontà divina.
Il poeta trova sollievo nella invocazione poetica, nella commossa solennità delle parole rinnovando il suo affidamento devoto alla fede e superando la condanna umana dell’incomprensione e la lusinga delle tentazioni. Josef Koohestanian è profeta di ogni verso messianico e suggerisce una visione del mondo nell’attesa di una rinascita etica e di una conversione sincera per la salvezza.
I versi racchiudono l’equilibrio filosofico dell’indagine sull’indifferenza e il rifiuto, il mistero della sofferenza, la forte tensione agonizzante emotiva. Il senso del dolore è una riflessione complessa sull’abbandono e sul tradimento, è incarnazione di vita umana nella sua fragilità, nella sua fugace transitorietà esistenziale.
La comprensione esegetica della poesia è un’esperienza che consente all’autore di attraversare la finitezza vulnerabile ed effimera della vita con la ricerca dell’amore, in comunione con il dono della redenzione. L’analisi teologica della poesia evocativa interpreta la motivazione spirituale fondamentale nel bisogno di una costante comunicazione con Dio, comprende la necessità della dichiarazione trascendentale e l’insondabilità di ogni scelta individuale e speculativa. Il giudizio soprannaturale, i presagi delle insicurezze e dei timori per un’identità introvabile sono l’efficacia espressiva del sentimento religioso nella poesia ed estendono la necessaria dinamica ritualizzata dello spirito.
Il poeta percepisce la bellezza come forma ascetica capace di migliorare la sensibilità umana, grazie allo stile linguistico puro ed essenziale per esprimere la verità ela libertà del proprio anelito alla pace. I travagli interiori descrivono il tentativo terreno di afferrare il fondamento supremo ed inesplicabile di ogni esercizio di esperienza.
Il poeta si inoltra alla ricerca del vero partendo dalla propria soggettività, oltrepassando l’oggettività el’esterno, per trarre dalla sua esistenza motivo ispiratore di scrittura in direzione dell’antica manifestazione della liturgia, praticando il giudizio propizio della disciplina teologica, suggerito nei fondamenti epistemici di ogni rivelazione nell’approccio universalistico della conoscenza.
Alcuni testi selezionati da Getsemani
11
La memoria di questi rami
nel protendersi al buio come
una frase che accarezza la luce
degli occhi di qualcuno, ben ricorda
quel nulla da cui i suoi fiori sbocciano
come pensieri di una mente che li ha voluti.
Una ragazza si adorna il capo
delle stelle predilette. È dal possibile
che essa sente potente la sua persona.
Osserverà il ragazzo negli occhi,
il suo volto recherà un’eco di trascendenza.
Scende alta e fitta la pioggia del pensiero.
Io rimango ad osservare e mi coglie l’idea
di essere parte di tutto questo,
di un progetto svanito che amore rammemora.
Cogliere una rosa, richiamarla alla morte.
Ascolta una parola, dimenticala, richiamala alla morte.
16
Fare pace con ciò che di me
un giorno ha voluto. Io avevo
immaginato che dalla mia memoria
scintillassero foglie che non sanno di cadere.
Così io non so di restare, non so dove
riposino, per divenire autentiche, richieste d’aiuto.
Fai come un tramonto, svanisci
per essere ricordato. E il ricordo di una gioia
svanisce, e sono io il tramonto, sono io la sera.
Imparerei volentieri dagli errori
ad essermi fedele, a non divenire
come foglie non sanno di cadere.
Come esse compongono il paesaggio di un pensiero.
Per quel solito spettacolo.
25
Quello che ho imparato
da un’ora che muore è che
io non voglio cedere alle sue lusinghe
e rimanere impassibile qui dove si parla
la lingua rivelata di un progetto lontano.
Ammetti anche me a questa festa bizzarra.
Che io porti in dono il buio di una gioia
non di un giorno, ma per sempre.
Così saprò essere forte
davanti al tribunale della sera che si
avvicina, davanti al giudizio del
fiore di un pensiero, saggio, crudele,
che mi accarezza le mani, perché sono
ancora vuote, ora che si è fatta sera.
L’AUTORE
Josef Koohestanian è nato il 06/02/1985. Ha conseguito la laurea specialistica in filosofia presso l’università Humboldt di Berlino con una tesi sulla relazione tra la musica e il linguaggio nell’opera “La nascita della tragedia” di Friedrich Nietzsche. Con la casa editrice Transeuropa ha pubblicato due raccolte di poesie. La prima, dal titolo “Rose del mattino”, è uscita nel 2019, mentre la seconda, “Getsemani”, è uscita nel gennaio 2020.
A cura di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”
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