Poesie ritrovate: Tito Balestra | L’Altrove
Diranno di me: «Era goffo
maleducato vanesio, col fegato
rovinato e pronunzia da contadino.»
Da Quiproquo, Garzanti.
Tito Balestra, è una tra le figure più particolari della poesia del Novecento. Nacque a Longiano il 25 luglio 1923 e fu un grande appassionato di arte. Questa passione lo portò a stringere amicizia con Tanino Chiaruzzi, il quale aveva aperto la galleria d’Arte “La Vetrina”. Balestra ne fu un frequentatore assiduo e lì conobbe, tra gli altri, il pittore Renato Guttuso e i poeti Giuseppe Ungaretti, Alfonso Gatto e Aldo Palazzeschi.
Parallelamente alla passione per l’arte, coltivò quella per la poesia. Iniziò a collaborare con alcuni giornali come L’Avanti e l’Italia Socialista.
Nello stesso periodo diede alle stampe le sue prime raccolte. Nel 1974 uscì per L’Arco Edizioni d’Arte Se hai una montagna di neve tienila all’ombra e per Garzanti Quiproquo. Sempre con L’Arco Edizioni, nel 1975, pubblicò Le gambe del serpente.
La morte lo colse il 19 ottobre del 1976.
Tito Balestra fu un poeta taciturno, umano, un poeta che della poesia fece la sua chiamata, il suo motivo di vita, ma questo non lo insuperbì affatto. Anzi, Balestra, fino ad un certo punto della sua vita non rivelò a nessuno di scrivere in versi.
Si pone tra i grandi poeti del Novecento italiano, in un modo silenzioso. Non c’è poeta simile a Balestra, i suoi versi racchiudono la sua cultura artistica, ma anche la sua riservatezza, che potrebbe sembrare insicurezza. Come in In morbida luce, poesia dall’apparente semplicità:
In morbida luce
In una morbida luce
sei più bella, è più delicata
l’aria che respiriamo.
In una morbida luce
la distanza che ci separa
è più breve:
potremmo guardarci
se tu mi guardassi.
O in Anna, che Tonino Guerra definì la poesia d’amore più bella del Novecento.
Anna ho comperato un pezzo di terra
ho un cavallo, una frusta e sollevo la polvere
e chiamo il vicino e gli tocco la spalla
oppure un altro, un sogno più piccolo,
io e te insieme abbiamo una stanza
e abbiamo vetri contro il vento e la pioggia
e un cuscino un po’ grande che basta per due;
guardami in faccia ho gli occhi castani.
Un altro poeta e amico, Alfonso Gatto, disse di lui: «Balestra è un poeta che non ha avuto fretta di stampare, è un poeta che soltanto gli amici sapevano che scrivesse poesie, epigrammi, satire e che ha dato a tutti sicurezza di sé, innanzitutto con il suo comportamento umano, con le sue scelte umane, col suo buonumore, col suo malumore, col gusto della vita che egli ci ha sempre comunicato.»
Il sarcasmo, l’umorismo non mancano nelle sue composizioni.
Amore puoi anche ridere
si ride spesso di niente
un tale che conoscevo
rideva per dimagrire.
E si gonfiò per anni
di abbondanti risate
ogni giorno
con le lacrime agli occhi.
Matematica
Matematica sembra la tua lingua
poche parole, sempre ponderate
sempre inutili – aggiungo.
Gatto continuò in questo modo: «La poesia di Balestra non si esaurisce nell’esempio satirico, nell’esempio drammatico. La poesia di Balestra oltre a essere questa è anche la cultura che ha di se stessa poeticamente, è una poesia che nella sua apparente popolare immediatezza è molto colta, nutrita proprio di buon sangue e di succhi antichi.»
Non amo comandare
e non amo servire,
per fortuna vivo
come se non contassi.
Ma la buccia che reggo
è fragile e ingombrante,
trova sempre uno spigolo
per farsi lacerare.