Riscoprire i poeti

Jim Morrison: poeta | L’Altrove

Il 3 luglio 1971 moriva, all’età di ventisette anni, Jim Morrison.

Icona, mito di una generazione, il cantante dei Doors continua a far discutere e ad influenzare mode, musiche, vite.

Se da una parte abbiamo l’affascinante e ribelle rocker, dall’altra troviamo un poeta dall’animo difficile, astruso.

I suoi versi si aprono in feritoie in cui possiamo intravedere un Morrison quasi inedito, sebbene i testi delle sue canzoni ci danno già un contributo.

La poesia di Jim si avvicina all’espressione maledetta dei poeti come Rimbaud e Baudelaire, passando per il frenetico parlato della Beat Generation. È chiaro, un animo tormentato e sconvolto come quello di Morrison non poteva limitarsi a fare il cantante. L’artista-genio vede nella poesia la sua vocazione, forse più della musica. Anche se prima di farsi poeta, ha dovuto farsi musicista e cantante. Morrison ha ubbidito non al successo – amplificato dai Media che hanno riportato ogni cosa sulla vita del cantante – ma alle sue radici di bambino, di ragazzo e di uomo. Radici fatte da un’infanzia difficile e da episodi terribili, tanto da fargli affermare che nascere è peggio di morire.

Jim Morrison ha scritto moltissimo, poesie, aforismi, canzoni. Molta della sua produzione non ci è purtroppo arrivata. Nelle sue poesie scrive non solo di morte, ma anche di sesso, di libertà e della sua nazione, l’America che riconosce come un Paese moderno, ma allo stesso tempo antico. Un Paese dal quale dissente e che vorrebbe diverso, più aperto.
Dal 1970 in poi, l’artista cercherà di tenere separate i suoi due modi di vivere: quello del cantante e quello del poeta. Da questo momento darà alle stampe i suoi pensieri.

I suoi libri sono stati pubblicati anche in Italia: I Signori. Le nuove creature (Tampax). Deserto e Notte americana (Arcana editrice), Tempesta elettrica (Mondadori).

Proprio da questa ultima raccolta, che contiene anche delle foto dai taccuini di Morrison, vi facciamo leggere alcune poesie:

Paura di Morte in aeroplano
e la Notte era quella che la notte
dovrebbe essere
Una ragazza, una bottiglia, & sonno benedetto

Ho arato
Il mio seme attraverso il cuore
della nazione
Iniettato un germe nella vena di sangue psichico.
Ora abbraccio la poesia
degli affari & divento – per
un periodo – un “Principe dell’Industria”.


Un trascinatore naturale, un poeta
uno Sciamano, c/l’
anima di un pagliaccio
Che ci faccio
nell’Arena
dei Tori
Con tutti i personaggi pubblici
in corsa per il Comando
Spettatori alla Tomba
– scrutatori di sommosse
Paura degli Occhi
Assassinio
Essere ubriachi è un buon travestimento.
Io bevo così
Posso parlare con le teste di cazzo.
Me incluso


Se guardo indietro
alla mia vita
a colpirmi sono
cartoline
Foto Rovinate

manifesti sbiaditi
Di un tempo, che non riesco a ricordare.


Io sono una guida al Labirinto

Monarca delle torri proteiche
su questo patio di pietra gelida
sopra la bruma ferrosa
nei propri escrementi
respira il suo stesso respiro

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