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La poesia musicale dei Sud Sound System | L’Altrove

Sempre di più dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri, il dialetto salentino è usato nella poesia e nella musica, come è dimostrato dai poeti Pietro Gatti, Giuseppe Di Viesto, Nicola Giuseppe De Nonno, Pino Indini, Erminio Caputo e da gruppi musicali come Officina Zoè, Briganti di Terra d’Otranto, Zimbaria, Manekà, I Calanti e il gruppo che sarà oggetto della mia analisi, ovvero, il gruppo reggamuffin denominato Sud Sound System, nato nel 1980 e attualmente formato da Giovanni Rollo alias Papa Gianni (fondatore, voce), Fabio Miglietta alias Terron Fabio (voce), Fernando Blasi alias Nando Popu (voce, armonica a bocca, attore, scrittore) e Federico Vaglio alias Don Rico (fondatore, voce).

Il 1996 è l’anno della raccolta d’esordio Tradizioni ’91-’96 dove troviamo per lo più testi dedicati al Salento, insieme ai primi testi etici, civili e sociali che contraddistingueranno l’intera carriera musicale di questo gruppo, ancora oggi in piena attività. Raccolta da considerare come il manifesto ufficiale verso il reggae, da loro inteso come una lingua capace di tramandare il dialetto alle nuove generazioni, un fenomeno storico-culturale da proteggere, un linguaggio multiculturale, sociale, etnico e psicologico. Genere il reggae paragonato al sole perché come esso, in grado di far risorgere l’Amore nel cuore e la Luce nel Mondo, di rischiarare le brume esistenziali e di nutrire i suoi terreni figli. Sole visto infine dal gruppo salentino come Dio, poiché è l’unico elemento naturale che illumina e protegge tutti i ragazzi salentini privi di futuro, speranze, gioie e emozioni, ma, solo e unicamente con gli occhi colmi di lacrime e le bocche colme dell’innocente sangue compaesano, poiché, il loro è privo di Amore e la testa di Cultura. Ragazzi, la cui salvezza può avvenire solo attraverso la musica perché è l’unica arma, in grado di farli risorgere come Uomini liberi e come Cittadini del Mondo. Raccolta che, come detto all’inizio, dai messaggi etico-sociali, attraverso le canzoni “T’a sciuta bona (ma crai?)” e “La vita è misteriosa”. Canzone, la prima, dove la droga è vista come una falsa e ingannevole strada capace purtroppo di condurre molti giovani in universi animati da lancinanti dolori psico-fisico-spirituali, ma, in particolar modo è concepita come un oscuro universo governato da corrotti, blasfemi e depravati politici che si nutrono del dolore, delle lacrime e del sangue di tanti ragazzi ormai persi nel moderno Stige, ovvero, la cocaina e l’eroina. Canzone, la seconda, dove la Vita è vista come un ebbro e falso creatore di chimerici universi dove innocenti esistenze corrono dietro a fumosi algoritmi, lacerate carni e brumosi sogni colmi. Universi dai quali è possibile scappare, solo e unicamente, attraverso commoventi venti e ardenti soli.
Sempre il 1996 è l’anno dell’album “Comu na petra”. Album della maturità poetico-musicale, in cui il reggae è concepito come il divino nettare capace di addolcire le lacrime spirituali, trasformare gli Uomini in esseri migliori e più nel dettaglio, di creare emozioni e amori follemente splendenti. Album anche dai toni ironico-provocatori, attraverso la canzone “Erba erba” dove la marjuana è vista come un simbolo di libertà psico-fisica, una possibile cura socio-sanitaria, uno specchio riflettente la falsa quotidianità esistenziale e una rivoluzionaria ideologia nei confronti di uno Stato inefficace nella lotta alle droghe pesanti, poiché, sono per loro una remunerativa fonte di guadagno. Album infine dalle tematiche etico-esistenziali, attraverso le canzoni “Solidu comu na petra”, “Situazioni”, “Radici della violenza” e “Te fumanu”. Canzone, la prima, dove è poetizzata la fragilità dell’animo umano corrotto da false parole, ingannevoli azioni e avidi profumi. Spirito, che, può trovare la redenzione attraverso un’inamovibile e onesta energia intellettuale dura come una pietra, in modo così da purificare l’oscuro male che l’opprime ed essere capace etico-socialmente, di cambiare l’esistenza altrui. Canzone, la seconda, dove sono trattati gli esistenziali attimi invisibili dai propri ed esterni occhi, ma, solo e unicamente dal nostro Io come universi animati da dolci e potenti melodie capaci di creare ancestrali ombre dagli oceanici sguardi, delle divine palpitazioni e dalle preziose voci. Canzone la terza dai toni sociali, che, ci mostra la condizione socio-esistenziale di molto ragazzi salentini condannati dalla sporca e corrotta Politica a vivere nell’illegalità, che, li sottomette e sodomizza alla cultura del sangue, della violenza e della lascivia socio-economica. Mondo questo, dal quale si possono salvare attraverso l’Amore, poiché, è l’unico balsamo capace di purificare la loro e altrui esistenza. Canzone, la quarta infine, dove la società di fine anni ’90 è vista come un’oscura creatura assetata di sangue e partoriente demoniaci figli dal mortifero destino, dalle parole avide di sangue, dalle bocche colme di avidi crocifissi, dallo sciocco cuore e dalla sessualità vergognosamente depravata. In poche parole, la società descritta dal gruppo salentino altro non è che lo Stato e la Chiesa concepiti, come dei mondi unicamente dediti a succhiare il sangue di innocenti cittadini in nome di una fittizia, irreale e chimerica utopia ideologica.
Il 2001 è l’anno dell’album Musica musica. Musica qui paragonata all’Amore perché in grado di curare e purificare i dolori, le ansie e le lacrime che affliggono gli Uomini; e musica come ribellione sociale contro una mala Politica basata sulla prepotenza etico-sociale capace di mutare gli Uomini in insignificanti creature spiritualmente lacerate, affettuosamente cadaveriche, vocalmente mortali e carnalmente depravate. Ribellione sociale, che, deve basarsi su due fondamentali principi etico-geografici: l’amore e la difesa della propria terra. Principio, il primo, inteso come la giusta strada da seguire per conquistare la libertà. Principio, il secondo, dove la terra è vista come Dio perché in grado di farci nascere, morire e rinascere ogni giorno.
Il 2003 è l’anno dell’album Lontano. Album questo contenente un altro manifesto poetico-musicale e antropologico, ovvero, la canzone “Le radici ca tieni”. Radici, anzi, dialetto salentino simboleggiante le ancestrali, cosmiche, ataviche origini degli Uomini e in particolar modo, è concepito come un’arma linguistica contro la prepotenza, la corruzione, l’ignoranza, l’emarginazione e una rivoluzione psichica, sociale, culturale, economica e lavorativa. Dialetto infine, che, ci mostra il Salento come un mondo colmo di saggezze etico-filosofiche, cristalline melodie, voci commoventi, amori impavidi e compassioni umanamente fraterne. Tematica quella sul dialetto, che, è affiancata dalla tematica sulle falsità viste come una maschera dai cadaverici sguardi, dall’incarcerato animo, dalle sanguinose passionalità amorose e dai brumosi pensieri esistenziali. Falsità, in poche parole, come energie capaci di soffocare le voci interiori e le fierezze sociali, di imprigionare le passionali, vigorose, cristalline membra e che possono essere sconfitte attraverso l’Amore capace di purificare con il suo potente grido, le quotidiane brume psico-esistenziali. Falsità e chimericità infine, dalle sembianze di cupidigie racchiuse nel cuore degli adolescenti dalle mani infettate di illegalità e sporche dell’innocente sangue fraterno, dal cadaverico cuore divorato da avide luci e amare lacrime, ma, in particolar modo sottomessi a un’oscura ideologia che li sbeffeggia, li emargina, li corrompe, li ammutolisce, li uccide e li allontana dalla cultura, dalla storia e dal folklore della loro terra natale, poiché, ben sa che nella terra dove sono nati risiede la salvezza e la libertà di chiamarsi Uomini. Album inoltre, in cui la Vita è rappresentata attraverso le canzoni “Trenu” e “La gente povera”. Canzone, la prima, dove è rappresentata attraverso l’immagine del treno perché come esso è un cammino composto da partenze e arrivi animati da luci, tenebre, brume, lacrime e in particolar modo, da contatti socio-umani e spirituali capaci di trasformare le utopiche lacrime, in luminosi sogni e chimere etico-sociali. Canzone infine, la seconda, dove è sviluppato il tema socio-economico della fame capace di far soffrire e versare innocenti lacrime di sangue, all’interno di un Mondo governato da ideologie fraternamente egoiste, linguisticamente insignificanti, carnalmente lussuriose e bellicamente mortali con l’unico scopo di fottere, dividere e divorare l’animo della povera gente.

Il 2005 è l’anno dell’album “Acqua pe sta terra” dove la terra, è letta sia in chiave sociale sia in chiave geografico-metaforica. Lettura, la prima, che la mostra ai nostri occhi come un’oscura giungla popolata da martoriati, cinerei, brumosi, violentati, sbeffeggiati e denudati spiriti dagli occhi emotivamente vacui. Spiriti infine gli Uomini, dannatamente condannati a consumare la loro esistenza all’interno di un mondo abitato dalla cupidigia, dal sacrificio, dal fratricidio, dalla sodomizzazione e dalla lacerazione. Lettura, la seconda, che mette al centro il Salento da essi concepito come una terra sì dall’eterno dolore, disagio e pianto, ma anche, come una magica terra con un mare capace di proteggere le intense emozioni e di emanare ubriacanti fragranze, un vento capace di declamare nostalgiche melodie, una campagna capace di regalare afrodisiaci sapori e un sole capace di rischiarare le reminiscenze più adombrate. Più nel dettaglio le campagne salentine dai rossi e sanguigni terreni, simboleggiamo l’Amore capace di scaldare le ferite, di asciugare le lacrime, di trasformare i paurosi animi in compassionevoli luci, di mutare le parole in eterne melodie e il vento, è raffigurato con le sembianze di una dolce madre dal cuore colmo di vacuità, dalle incurabili ferite sanguinanti, dalle emarginazioni mortalmente infette, dalla voce emotivamente silenziosa e assente, dal pianto amaro come l’oscuro abisso oceanico e dagli sguardi emananti violentati, picchiati, abusati e stuprati affetti. Elementi naturali questi che vanno affiancati con quello dell’acqua simboleggiata dal reggamuffin assai vitale per il Salento, poiché, in grado di far nascere nettari divini, di liberare l’anima dalle sue prigioni e di purificare la giornaliera esistenza dei giovani macchiata dal sangue fraterno.
Il 2008 è l’anno dell’album Dammene ancora. Album dell’assenza dai Sud Sound System intesa come la vacuità esistenziale all’interno del Salento concepito come un mondo senza futuro socio-esistenziale, ma, solo e unicamente composta da avarizie, illegalità, criminalità, indigenze, stupri e false ideologie basate sul sacrificio dell’innocente sangue adolescenziale; e come un universo economico-lavorativo sfruttante gli indigenti, gli umili, i migranti e gli illusi solo per soddisfare le lussuriose, avide, depravate e ingorde richieste di padroni dalle mani sporche di sangue, dagli oscuri sguardi oceanici e dal cuore cimiterialmente vivo. Vacuità esistenziale che può essere colmata con il mare inteso come un’energia capace di creare magici ed elisiaci universi, di illuminare laceranti crucci, di rinvigorire carni socialmente decomposte e di riflettere gioiose reminiscenze già vissute. Poesia musicale quella dei Sud Sound System, in conclusione, ben rientrante nel discorso del musicista Fausto Rizzi sul rapporto fra musica e letteratura, poiché composta da parole psichiche, emotive e denunziatore nei riguardi del Salento ormai psico-socialmente consumato, emotivamente anaffettivo, chimericamente inanimato; e da melodie che vanno oltre le sociali, etiche, umane ed emancipate sonorità per creare nel cuore degli ascoltatori, una vera e propria anima critica poetico-letteraria. Parole e musica che vanno affiancate dall’utilizzo del dialetto, che, non è più un semplice linguaggio locale, ma, una vera e propria Lingua Universale.

A cura di Stefano Bardi.

Sitografia e Discografia di Riferimento:
Sud Sound System, da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Sud_Sound_System.
Sud Sound System, Tradizioni ’91-‘96, Roma, Compagnia Nuove Indie, 1996.
Sud Sound System, Comu na petra, Roma, Compagnia Nuove Indie, 1996.
Sud Sound System, Musica musica, Canada, Royality Records, 2001.
Sud Sound System, Lontano, Stoccolma, V2 Records, 2003.
Sud Sound System, Acqua pe sta terra, Stoccolma, V2 Records, 2005.
Sud Sound System, Dammene ancora, Stoccolma, V2 Records, 2008.
RAZZI FAUSTO, Letteratura e musica: un’esperienza in ROSA ASOR ALBERTO, Letteratura italiana del Novecento. Bilancio di un secolo, Torino, Einaudi, 2000.

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