Estratti ed Inediti

Tre poesie di Gianni Marcantoni | L’Altrove

CORDE AGLI OCCHI

Dalle corde avviluppate agli occhi
le scene di un cerimoniale tornano
ad aprirsi, e le parole a raccogliere
un alito compresso nella lamiera.
Con le parole il cammino
del silenzio si infoltisce, oscurità
e asfissia si abbracciano, si solidificano
in un rifugio trincerato dietro le viscere.

Sono io stesso dall’occhio spaesato
nel mezzo dello spettacolo mal allestito
di un ignoto falsario di amuleti,
che vaneggia sopra a questo palcoscenico
dal quale il tuo faro si sgretola, simile
a una cartilagine di faggio nero sfigurato.
E l’abisso di candele tace
nel suo debole sandalo consumato,
sguscia via anonimo
come fosse un dispettoso tarlo di lago.

Ma altri giorni accantonati – senza più alcun
suono – albeggiano e ci disorientano,
troppi i visi dilatati nella materia
lungo il margine serpeggiante dell’attesa
(ma speri che nulla sfugga
al tuo tempo imprevisto – un rimescolare
il passato nella zuppa raffreddata – frecce
sporche di saliva – e canti liberatori
scenderanno sui crescenti autori della vita).

Sulle bacheche mobili sopravvive ciò
che il giorno dissemina tra le nostre
allegrie disturbate, scenari che appaiono
irranciditi dentro di noi, e tu ed io
– lesi sul fondo di un ristagno
avremo superato il diametro spigoloso
della sera, per ritrovarci allineati
sui brandelli dell’esistenza, prima che
qualunque eternità ci possegga.

Da Ammessi al paesaggio 2019, Calibano Editore


BEATO NEL MONDO SEI NATO

Beato nel mondo sei nato,
beato nel mondo ti hanno
fatto presto capire quali fossero
le regole da dover ingerire.
Che il mondo è dei grandi
che una volta sono stati piccoli,
e – a loro volta – educati da coloro
che sono infine caduti nel passato,
come solitarie valanghe scese
su tutti i presenti
– epoca per epoca
– strato su strato

E sono loro che sempre vagano
con le anime tra le sottili polveri
delle menti dei dispersi.
Innumerevoli toraci aperti nel rogo
degli occhi spenti e costipati nel nulla.

Così beato sei cresciuto non sapendo
che il mondo è stato rovinato
prima del tuo arrivo, e che tu stesso
farai la tua parte, contro il mondo
che invero ti ha accolto alla vita.
Ma al mondo noi rubiamo qualsiasi cosa,
mentre tutto sparisce e si conserva
nell’acredine di una terra
perennemente astiosa,
che per noi fiorisce in un miracolo
che sempre rimane incompiuto.

E avevamo altro da fare anziché
trovare odiose ragioni per compiere
– senza fine – riprovevoli azioni;
morire credo dunque sia un atto di colpa,
mentre nascere credo resti
ancora l’ultimo atto di speranza.

Da Ammessi al paesaggio, 2019, Calibano Editore.


CADUTA

Il sole trita il mattino davanti al suo corteo
d’ombre, la notte rapiva il sonno della gente
ancora alla ricerca di miserie;
è tempo di ricominciare qualcosa
che abbia un principio,
è tempo di voltarsi e di guardare
oltre queste macerie intossicate nell’oro.

E in mezzo a tutto questo
un pidocchio salta da un marciapiede all’altro
risucchiato dal canto dei clacson ancora vivi,
teme da solo di essere scordato
come l’acqua di uno scarico che scroscia,
che scompare in una macchia buia,
scendendo giù verso la fine,
nell’ultimo spigolo, nell’ultimo rantolo,
come una specie di gomitolo che cade dalle mani.

Inedito

L’AUTORE

Gianni Marcantoni, classe 1975, nasce a San Benedetto del Tronto e vive a Cupra Marittima. È laureato in Giurisprudenza. Suoi testi sono stati pubblicati in antologie e cataloghi d’arte. Ottiene diversi riconoscimenti e menzioni in concorsi letterari nazionali e internazionali, tra cui “Versi d’Agosto”, “Giovane Holden”, “Corona”, “Sellion”, “S. Maria in Castello”, “Leandro Polverini”, “Gaetano Cingari”, “Giovanni Pascoli – l’ora di Barga”, “La Pania”, “Gadda”, “Gian Galeazzo Visconti”). Ha pubblicato “Al tempo della poesia” (Aletti, 2011), “La parete viva” (Aletti, 2011), “In dirittura” (Vertigo, 2013), “Poesie di un giorno nullo” (Vertigo, 2015), “Orario di visita” (Schena, 2016).

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