
Inediti di Diego Riccobene | L’Altrove
Agnizione
Hai mai battuto un sentiero che mena
a luoghi ovâil silenzio concupisce cancrena?
Luoghi corrotti da sterili abissi,
vaghi cetacei in profluvi dâeclissi?
Hai mai gridato sul volto di demone
dalla criniera fulva come vizioso anemone
la cui voce rammenta tetramente
quante colpe il mortal corpo consente?
Hai mai sospinto lo sguardo curioso
oltre il santo confine, da mentitori ascoso
scorgendo cime dallâampio crinale
a noi precluse, velate a morale?
Hai pagaiato giĂ su acque profonde
ovâocchietti sgranati paion piaghe tra lâonde?
Contro vento dâoriente tâaffatica
la vela gonfia di quiete nemica?
Hai carezzato giĂ la mano storpia
il suo velluto liso, il destino châammorba
invero tu, inneggiante a paradiso
pur generato da sudicio e torba?
Hai soggiaciuto giĂ al vuoto châavanza
alla tenebra vitrea, sua avariata sostanza?
Chinando il capo dinanzi al tuo vate
hai scorto requie, tumultuosa pace?
Se mai dubbio siffatto nella notte ti colga
qual rapace châartiglia grigia polpa,
ricorda, poco importa che sia dedalo o gabbia,
non è discolpa scavar nella sabbia
ancorchĂŠ infiammi lâinfetta ferita
e il frutto dissepolto marcisca sulle dita
vano è celarsi tra fragili spoglie
siam fratelli e colpevoli, partoriti tra doglie.
La veglia peregrina ti perseguita,
o madre coronata di protervia.
Mentre scorre fangoso questo fiume
ricordi giorni trascorsi nel cumulo
di menzogne che lente sâinsinuavano,
calche di muti testimoni avvinti
dal torpore mendace come laudano,
dimentichi che il peso della carne
sedotta dal grottesco tuo richiamo
la falena aggraziata pur abbatte
e il petto turgido al frullar setoso
dâali sâingombra dâamaro presagio.
Ă tempo dunque châa nutrirsi torni
la folta tua prole per via scoscesa:
guidata da una luce assai brumosa,
la salma scorgerĂ e sarĂ ormai sera.
Non dimenarti a lungo, dolce amica
sospesa in quel dimenticato anfratto,
impedite le membra, inetto il tatto,
in morte sarai vergine impudica.
Il carnefice incombe con fatica
ahi lui! trascina il peso esterrefatto
del breve corso dâun furore esatto
finchĂŠ scandito dalla foggia antica.
Ordite son le tele nel soggiorno
e tu fosti irretita come tutte
lâaltre prede piangenti lor lignaggi
ma se âl tuo viaggio parve disadorno,
buia sarĂ la meta come notte
tra âl cigolare di ciechi ingranaggi.
L’AUTORE
Diego Riccobene nasce ad Alba (Cuneo) nel 1981.
Si laurea in Filologia Moderna presso lâUniversitĂ degli Studi di Torino nel 2006 con una tesi comparatistica sullâopera di Joseph Conrad. Dal 2006 è docente su cattedra di lettere presso la Scuola Secondaria di primo e secondo grado.
Nel 2009 un suo componimento vince il premio âAlba Beccariaâ, bandito dallâassociazione âPremio Roddiâ (Roddi â CN).

