L’orrore della Shoah: poesie per ricordare | L’Altrove
Ricorre oggi, 27 gennaio, la Giornata della Memoria, in cui vengono commemorate le vittime dell’Olocausto. Questa Giornata è stato designata dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria.
Tuttavia il razzismo continua ad esistere ancora oggi. In Cina esistono campi di concentramento per chi professa il credo islamico, qualche giorno fa, a Mondovì, è apparsa la scritta “Juden Hier” (Qui c’è un ebreo) sulla porta di casa di Adolfo Rolfi, figlio della partigiana Lidia Rolfi. Si continua a covare odio silenziosamente ed è terribile.
Per questo motivo conoscere è necessario, come scrisse Primo Levi, quindi anche noi vogliamo ricordare per non dimenticare quello che è il crimine più grande mai commesso con la speranza che tutto possa cambiare.
Poesie per la Giornata della Memoria
Ecco di seguito alcune poesie e un frammento di una lettera di una deportata in un campo tedesco.
Considerare ogni parola
sugli oggetti
sugli occhiali
sulle scarpe
sui capelli tagliati
sulle brune valigie
con i nomi
immagini di dolore
documenti d’orrore
le scatole ammassate
di Zyklon B
le bambole rotte
nella vetrina
le lunghe file
nella latrina
i ferrigni attrezzi
nel crematorio
considerare ogni parola
su la realtà
ad Auschwitz
sbocciano rose rosse
e il cielo
è blu.
Di Peter Paul Wiplinger
Dopo Auschwitz non c’è teologia:
dai camini del Vaticano si leva fumo bianco,
segno che i cardinali hanno eletto il papa.
Dalle fornaci di Auschwitz si leva fumo nero,
segno che gli dei non hanno ancora deciso di eleggere
il popolo eletto.
Dopo Auschwitz non c’è teologia:
le cifre sugli avambracci dei prigionieri dello sterminio
sono i numeri telefonici di Dio
da cui non c’è risposta
e ora, a uno a uno, non sono più collegati.
Dopo Auschwitz c’è una nuova teologia:
gli ebrei morti nella Shoah
somigliano adesso al loro Dio
che non ha immagine corporea né corpo:
Essi non hanno immagine corporea né corpo.
Di Paul Celan
E dopo verranno da te ancora una volta
A contarti a insegnarti a mentirti
E dopo verranno uomini senza cuore
A urlare forte libertà e giustizia.
Ma tu ricorda popolo ucciso mio
Libertà è quella che i santi scolpiscono sempre
Per i deserti nelle caverne in se stessi
Statua d’Adamo faticosamente.
Giustizia è quella che nel poeta sorride
Bianca vendetta di grazia sulla morte
Le mie parole che non ti danno pane
Le mie parole per le pupille dei figli.
Di Franco Fortini
[…] Fili elettrici, alti e doppi,
non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma.
Non credere alle mie lettere censurate,
ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma.
E se vuoi seguire le tracce di tua figlia
non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta:
cerca le ceneri nei campi di Auschwitz,
le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza.
E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia
cerca le ceneri nei campi di Birkenau:
saranno lì — Cerca, cerca le ceneri
nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.
Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì!
Frammento di una lettera di Monika Dombke, Birkenau, 1943.