La caduta del Muro di Berlino per Reiner Kunze | L’Altrove
Trent’anni fa veniva abbattuto il Muro di Berlino, che per anni divise la Germania dell’Ovest da quella dell’Est.
Reiner Kunze è uno dei poeti che vissero la persecuzione del regime comunista nella Germania dell’Est. Durante i suoi studi si allontanò dall’ideologia comunista e si unì agli ideali di alcuni poeti cecoslovacchi, fu così che per lui iniziò una vera e propria persecuzione che lo portò ad abbandonare l’università, ma non la scrittura. Come egli stesso racconta, non fu facile pubblicare i suoi testi o farli giungere nell’Ovest. Nella Germania dell’Est i suoi scritti circolavano clandestinamente, finché venne accusato di essere nemico dello Stato ed espulso.
Nella poesia Il Muro, Kunze esprime tutta la sua consapevolezza per l’evento. Il muro, qui, non è soltanto fisico, ma è una costrizione che si trova dentro il poeta e dentro chi ha vissuto la drammaticità di quegli anni. La calma descritta non è la quiete e la tranquillità, che chiaramente non ci si aspetterebbe di trovare in una poesia del genere, ma una sorta di morte per una vita vissuta senza libertà. Gli ultimi versi scrollano chi legge, il muro è abbattuto, le false certezze sono crollate, non ci sono più scuse: adesso bisogna vivere.
IL MURO
Quando lo rademmo al suolo, non avevamo idea
di quanto fosse alto
in noi
Ci eravamo assuefatti
al suo orizzonte
E alla bonaccia
Alla sua ombra tutti
non proiettavano ombra
Adesso stiamo denudati
di ogni scusante
Da ein tag auf dieser erde
(traduzione di Anna Maria Curci)