Addio al poeta Les Murray | L’Altrove
È scomparso ieri all’età di 80 anni il poeta e saggista australiano Leslie Allan “Les” Murray.
Lo ricordiamo con la poesia dal titolo Un arcobaleno perfettamente normale, tratta dall’omonima raccolta pubblicata in Italia da Adelphi.
La voce circola da Repins,
se ne sussurra da Lorenzinis,
al Tattersalls alzano gli occhi da paginate di numeri,
i lavagnisti della Borsa dimenticano il gesso che hanno in mano
e c’è chi lascia il Club Greco con le tasche piene di pane:
un tizio sta piangendo a Martin Place. Non cè verso di farlo smettere.
In George Street il traffico è bloccato per un chilometro o quasi,
paralizzato. La folla discute nervosa e altra ne sta arrivando.
Tanti accorrono per strade secondarie additando:
c’è un tizio laggiù che piange. Non si riesce a farlo smettere.
L’uomo che circondiamo, l’uomo a cui nessuno si avvicina
piange soltanto, senza nasconderlo, piange
non come un bimbo, o come il vento, ma come un uomo,
e non è un esibizionista, né si batte il petto, e nemmeno
singhiozza sonoramente, eppure la dignità di quel pianto
ci tiene indietro dal vuoto che nella luce meridiana
fa intorno a sé, nel suo pentagramma di dolore,
e tra la folla le divise che hanno provato ad arrestarlo
stanno a guardarlo e si sentono dentro, stupite,
una voglia di lacrime come d’arcobaleno i bambini.
Negli anni a venire diranno alcuni che un alone
o una forza lo avvolgeva. Non è vero.
Alcuni diranno che erano scandalizzati
e l’avrebbero fatto smettere
ma saranno quelli che non c’erano.
Tra noi la virilità più fiera, il più coriaceo riserbo, l’arguzia più pronta
trema in silenzio e arde d’inattese illuminazioni di pace.
Nella ressa strillano certi che si credevano felici.
Solo i pargoli e quelli che guardano dal Paradiso
gli vengono vicino
e siedono ai suoi piedi, tra cani e piccioni polverosi.
Ridicolo! fa uno vicino a me, e si tappa
la bocca con le mani, come se stesse vomitando.
E vedo una donna, splendente, stendere la mano
e tremare nel ricevere il dono del pianto;
lo ricevono anche quanti la seguono
e molti piangono solo per averlo accettato, e i più
si rifiutano di piangere per paura di accettare qualcosa,
ma l’uomo che piange, come la terra, non ha bisogno di nulla,
l’uomo che piange ci ignora e
dal viso stravolto, dal suo corpo ordinario grida
non parole, ma pena, non messaggi, ma dolore,
duro come la terra, puro, presente come il mare,
e quando smette, s’avvia in mezzo a noi semplicemente,
asciugandosi il viso con la dignità d’uno che ha pianto,
e ora ha finito di piangere.
Eludendo i credenti, si affretta giù per Pitt Street.