Da Gertudre, da Arthur e da John, le lettere dei poeti innamorati | L’Altrove
Si festeggia oggi la Festa degli innamorati, San Valentino.
Noi de L’Altrove siamo parecchio romantiche e non possiamo non farvi leggere degli estratti da alcune lettere scritte da diversi poeti al proprio amore.
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La lettera d’amore di Gertrude Stein ad Alice B. Toklas
Gertrude Stein, poetessa statunitense, scrisse una bellissima dichiarazione d’amore alla sua compagna Alice B. Toklas anche lei poetessa.
Le due si conobbero nel settembre del 1907, la loro unione durò per tutto il resto della loro vita, fino alla morte della Stein.
Ecco un estratto:
Amica mia, ho smesso di scrivere per scriverti.
Ti darò questo biglietto stanotte, quando Parigi dorme e gli altri se ne saranno ormai andati. È sabato oggi. Uno dei nostri, formidabili sabati.
[…]
Mi vezzeggi, medichi i miei furori, asciughi laghi di tristezza in cui ogni tanto mi sembra di annegare, ti prendi cura di me, come una moglie devota. Sei una moglie preziosa. Alice, cosa sarei stata io Gertrude senza di te?
[…]
Ti sposerei davvero, ma non si può. Anche se noi lo sappiamo, siamo già sposate. È successo a Fiesole, durante un’altra passeggiata memorabile. Nessuno con noi. Ma la promessa ce la siamo scambiata là, su quella panchina. È una promessa che vale come quella di qualsiasi coppia, maschio e femmina, che poi tra gli applausi taglieranno la grande torta bianca.
[…] Ma ora verrò di là. Da te. A darti un bacio sulla nuca inerme.
La lettera di Arthur Rimbaud a Paul Verlaine
Tra gli amori omosessuali più conosciuti e travagliati c’è quello tra Arthur Rimbaud e Paul Verlaine.
I due si conobbero il 24 settembre del 1871 e subito istaurarono un rapporto di amicizia, che di lì a poco sfociò in una passione senza limiti.
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Liti e riconciliazioni tra di loro furono all’ordine del giorno, tanto che il 3 luglio del 1873, Verlaine, lasciò l’amante a Londra e decise di tornare a casa per implorare il perdono di sua moglie e la riconciliazione. Rimbaud ne rimase distrutto e scrisse, quindi, strazianti parole al suo Paul. Ne riportiamo in breve estratto:
Londra, venerdì pomeriggio
4 luglio 1843
Ritorna, ritorna, amico mio, caro, unico amico, ritorna. Ti giuro che sarò buono. Se sono stato grossolano con te, era uno scherzo in cui m’incaponivo, me ne pento più di quel che non sia possibile dire. Ritorna, tutto sarà dimenticato. Che disgrazia, che tu abbia dato peso a quello scherzo. Da due giorni non smetto di piangere. Ritorna. Sii coraggioso, amico mio, caro. Non c’è niente di irrimediabile. Basterà che tu rifaccia il viaggio. Ricominceremo a vivere qui, coraggiosamente, pazientemente. Te ne supplico.
[…]
Che farai, adesso? Se non vuoi tornare qui, vuoi che venga io, a trovarti dove sei?
Oh non mi dimenticherai, di’?
No, non puoi dimenticarmi.
Io ti ho qui, sempre.
Di’ rispondi al tuo amico, non dobbiamo più vivere insieme?
Sii coraggioso. Rispondimi in fretta.
Non posso restare qui più a lungo.
Ascolta il tuo buon cuore, nient’altro.
Presto, di’ se devo raggiungerti.
Tuo per tutta la vita. Rimbaud.
La lettera di John Keats a Fanny Brawne
L’amore tra Keats e Fanny Brawne durò solo pochi anni (dal 1818 al 1821) a causa della prematura morte del poeta britannico. Tuttavia possiamo affermare che il loro fidanzamento fu una delle fasi più belle vissute dal poeta, nonostante tutte le difficoltà. Infatti Keats fu costretto ad abbandonare l’amata per cercare di curare la sua tubercolosi a Roma, ma lì morì sei mesi dopo.
Ecco una delle lettere che John scrisse alla sua amata Fanny.
Mia cara ragazza,
in questo momento mi sono messo a copiare dei bei versi. Non riesco a proseguire con una certa soddisfazione. Ti devo dunque scrivere una riga o due per vedere se questo mi assiste nell’allontanarti dalla mia mente anche per un breve momento. Sulla mia anima non riesco a pensare a nient’altro.
[…]
In questo preciso momento ho la sensazione di essermi dissolto – sarei profondamente infelice senza la speranza di vederti presto. Sarei spaventato di dovermi allontanare da te. Mia dolce Fanny, cambierà mai il tuo cuore? Amore mio, cambierà? Non ho limiti ora al mio amore.
[…]
Potrei essere un martire per la mia religione – la mia religione è l’amore – potrei morire per questo. Potrei morire per te. Il mio credo è l’amore e tu sei il mio unico dogma. Mi hai incantato con un potere al quale non posso resistere; eppure potevo resistere fino a quando ti vidi; e perfino dopo averti visto ho tentato spesso “di ragionare contro le ragioni del mio amore”. Non posso farlo più – il dolore sarebbe troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
L’amore è sempre l’amore.
Buon San Valentino da L’Altrove!