Appunti di poesia: Edoardo Sanguineti | L’Altrove
è il meno che puoi farmi, mia metà, se ti riplasmi e ti riduci costola, se ti
avventi
(e ti annienti), qui al mio fianco, in picchiata, per un contrapasso da
controparto
podalico, se ti sciogli dentro il liquame del mio me, come citrosodina
[effervescente
(sotto lo spinto vuoto del mio niente), nel cuore del giardino all’italiana
delle nostre dolci delizie:
non è soltanto il fatto che, per te, mi mangio
mele cotte al brunello e alla bonarda: (e mi insapono di brillantina le mie
guance,
rasandomi: e mi fascio la testa all’Arafat, con turbanti di macramè
multicolori:
e ti partecipo, persino, alla raccolta e all’imbottigliamento dei ciottoli
da spiaggia, formato confetti nuziali): ma di più, vedi bene, mi abbandono
sopra la metafisica poltroncina ridicola, anni Trenta, che ti identifica e
reifica,
e che è il tuo te pieghevole (smontabile, lavabile): (il tuo te praticabile):
(è stata dura sì, ma tieni a mente che, sempre per te, mediante reliquie di
agende,
enciclopedie economiche, e opportuni apparati di appositi schedari, ti ho
[rivissuto
quella lontana nostra notte, in cui, in un accesso selvaggio di golosa gelosia,
in Venezia, nell’atrio del cineteatro Malibran, ho fatto fuori il povero James
[Dean):
da Mikrokosmos