Giovani Poeti
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Giovani poeti: Alessandra Scatà | L’Altrove

Oggi vi presentiamo una giovane e talentuosa poetessa.

Il suo nome è Alessandra Scatà.

Alessandra è giovanissima, ha solo ventun’anni ed è torinese. La sua più grande passione è il teatro e sogna di fare l’attrice. È questa sua particolare sensibilità verso l’arte che l’ha portata a scrivere in versi. Nell’aprile dello scorso anno ha pubblicato la sua prima raccolta dal titolo L’ennesima raccolta di poesie d’amore tramite il consorzio di scrittori Libereria.

Ma come sempre, lasciamo che si presenti lei stessa.

Grazie, Alessandra. Quando hai iniziato a scrivere poesie?

Appena sono stata capace di scrivere. Già in prima e seconda elementare scrivevo piccole poesie, mi ricordo che avevo un piccolo quadernino blu con un fiore secco in copertina, le scrivevo tutte lì e poi con orgoglio le mostravo alla mia famiglia e al mio maestro, quest’ultimo un giorno mi chiese addirittura l’autorizzazione per fotocopiarne alcune e appenderle sulla porta della nostra classe, per me fu come vincere un nobel per la letteratura.
Poi col tempo mi sono allontanata dai versi per avvicinarmi alla prosa, ho iniziato, verso gli undici anni, a scrivere racconti brevi che negli anni si sono allungati sempre di più fino a diventare romanzi veri e propri, li pubblicavo su vari siti online tipo watpadd (watpadd all’epoca non esisteva, io usavo la piattaforma EFP). Poi è successo che a diciassette anni mi ha colpito il blocco dello scrittore, non c’era verso di tirare fuori dalla penna nemmeno mezza sillaba, è durato fino circa ai miei vent’anni. Poi è successo che mi sono innamorata, un amore impossibile, che mi faceva soffrire, e che mi faceva covare parole senza però riuscire a metterle su carta. Un giorno, era agosto, ero in vacanza con i miei, stavamo tornando in macchina a Torino, stavamo attraversando il Lazio, o forse la Toscana, però mi ricordo queste campagne immense, i campi di grano i casolari e i ruscelli che ci correvano di fianco, e osservando tutta questa bellezza ho avuto l’impulso di scrivere. Ho preso il mio cellulare, ho aperto le note, e ho scritto la mia prima poesia dopo anni di silenzio narrativo. È stato come tornare a respirare. Da quel giorno mi sono riavvicinata a quello che è stato il mio primo impulso letterario. Ora sono quasi “bloccata” tra i versi, nel senso che mi piacerebbe sperimentare altri generi, mi piacerebbe tornare a scrivere in prosa per esempio, ma non ci riesco più, sono limitata alla poesia.

Cosa significa per te scrivere?

Scrivere per me è un impulso, un bisogno primario, un istinto. Per me è sempre stato un canale di sfogo, quando mi sentivo costipata di emozioni prendevo carta e penna e scrivevo, non importa cosa, un racconto, una poesia, una pagina di diario… mi aiuta a mettere ordine e chiarezza nella testa. Ho sempre affermato che lo scrivere è la giusta velocità del pensiero, perché ti obbliga a mettere in fila una lettera dopo l’altra, una parola dietro l’altra, senza che s’ingarbuglino in maniera disordinata. La testa va spesso troppo veloce, fa confusione, è rumorosa, la penna ti obbliga a rallentare, ad essere ordinato; per questo preferisco scrivere a penna quando si tratta di emozioni.

Secondo te, c’è un momento in cui si può affermare di essere poeti?

Ci sono due strade per arrivare a definirsi poeti.
Il primo è fare questo mestiere di lavoro. Nel momento in cui ti guadagni il pane scrivendo poesie allora sei un poeta, così come se ti guadagni il pane costruendo case sei un muratore e se ti guadagni il pane curando denti sei un dentista. Se la tua fonte di reddito principale sono i tuoi libri di poesie… allora non c’è scampo, sei poeta di mestiere. Se lo fai solo per hobby, ogni tanto, così per, se non ci guadagni, anzi magari investi soldi tuoi per farlo allora non sei poeta. D’altronde se uno nuota una volta a settimana, mica è un nuotatore!
L’altra strada per arrivare a definirsi poeti è essere investiti in questo ruolo dagli altri. Se tu fai leggere le tue poesie a degli sconosciuti (parenti e amici non valgono, loro le leggono con gli occhi “dellammmore”) e questi sconosciuti ti definiscono bravo, ti definiscono poeta e premiano il tuo lavoro allora puoi iniziare ad arrischiarti a definirti tale, perché hai avuto la conferma che il tuo lavoro è all’altezza di questo titolo, farlo prima di essere stato definito tale dagli altri secondo me è segno di arroganza.

C’è una poesia famosa che avresti voluto scrivere tu?

Sì, la verità è che vorrei aver scritto io la maggior parte delle poesie della Candiani, sono invidiosa (in senso del tutto positivo) della sua sensibilità e del suo modo di guardare il nostro mondo!

Ecco alcune sue poesie:

L’edera
mi solletica i calcagni
abbraccia i miei polpacci
e avvolge le mie ginocchia

sale
fino alle costole
per accarezzarmi i seni
e le clavicole

stringe le mie braccia
e racchiude le mie mani
in una stretta verde.

Sono edera
che si arrampica sui muri delle case
e sbircia attraverso le finestre della gente

cerca la luce
e trova l’acqua in mezzo alla calce:

La mia direzione
è verso il cielo.


Voglio andare a una mostra d’arte con te
metterci in fila
magari al freddo
a dicembre
e tenerci stretti per scaldarci un po’
e chiacchierare di cose futili
per ammazzare il tempo.

Voglio entrare e prendere due biglietti
e sorriderti mentre mi sfili la giacca
e la appendi sugli attaccapanni.
Voglio spegnere il cellulare
e prenderti per mano
e avventurarci
insieme
in mezzo a una miriade di colori e pennellate.

Voglio perdermi nella bellezza dei tuoi occhi
che sono belli
belli da fare invidia al migliore dei pittori.
Voglio essere distratta dal tuo viso
e dai tuoi capelli
tanto da non riuscire a guardare altro che te.

Voglio camminar per le sale
e fermarmi davanti ai quadri
e aspettarti mente leggi
l’ennesima spiegazione della tecnica impiegata
o della vita dell’autore.

Voglio accarezzarti le braccia
e la schiena.
Voglio baciarti davanti Van Gogh
che ci fissa invidioso
di tanta bellezza.


Le tue mani
le riconoscerei tra mille;
così morbide
e nodose,
lisce
e grandi.

Amo le tue mani,
le tue dita,
le tue unghie,
le tue nocche spigolose.

Amo immaginarmele
mentre mi stringono
e mi accarezzano
e mi scompigliano i capelli.

Amo le tue mani
quando mi asciugano le lacrime
e mi strofinano le labbra,
mentre passeggiano sulle mie guance
e sfiorano il mio collo.

Le tue mani,
tra tutte le mani del mondo,
sono quelle che
meglio contengono
il mio corpo.

Potete seguire Alessandra sul suo profilo Instagram

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