Giovani poeti: Alessia Santangeletta | L'Altrove
Oggi vi presentiamo una nuova giovane poetessa. Il suo nome è Alessia Santangelletta ed è un’artista ventottenne. Alessia, infatti, oltre a scrivere (ha pubblicato già un romanzo) e ad amare la letteratura, disegna e spera di coltivare le due passioni anche in futuro.
Come con ogni nostro giovane poeta, abbiamo fatto alcune domande anche ad Alessia. Ecco come ci ha risposto:
Quando hai iniziato a scrivere? E perché?
Già da giovanissima mi divertiva inventare piccoli scritti, ma è più o meno dall’età di 16-17 anni che ho iniziato a dedicarmi più seriamente a questa passione. Direi che è stato fondamentale l’incontro, in quel periodo, con alcuni poeti del passato, in particolare Giacomo Leopardi: alcuni suoi versi mi hanno colpita così tanto da farmi definitivamente innamorare dei libri e della scrittura, facendomi anche capire l’importanza di essi nella nostra vita e la forza delle parole.
Da quel momento ho sentito sempre di più il desiderio e il bisogno di usare la parola scritta per esprimere sensazioni ed emozioni. Iniziai a scrivere qualche semplice racconto oltre a pensieri personali e piccoli componimenti, e da lì la scrittura non mi ha più lasciata. Nel corso degli anni sono anche riuscita a portare a termine e pubblicare un romanzo, è stata una grande gioia.
Tu disegni e lo fai anche molto bene. Riesci a unire le tue due passioni? Se è sì, come?
Grazie per il complimento. Sì, un’altra mia passione è senza dubbio il disegno, e solitamente mi dedico a ritratti realistici, il che mi porta anche a realizzare ritratti di poeti o scrittori che ammiro.
Al di là dei ritratti, capita anche di fare altri tipi di disegno, e alcune volte mi lascio ispirare da un mio disegno per la stesura di una poesia o un racconto, o viceversa. Spero un giorno di riuscire a mettere veramente insieme queste due passioni e realizzare magari una raccolta, chissà. Per ora, nel romanzo che ho pubblicato ho creato l’immagine di copertina, il che è già comunque una bella soddisfazione, così come l’aver realizzato disegni e grafiche per racconti di altri artisti o per copertine, anche di cd musicali: davvero un onore.
Comunque trovo meraviglioso il fatto di tirar fuori parole e versi da un’immagine: un disegno (o anche una foto) cristallizza un istante che può raccontare una storia, esprimere un’emozione, gridare un messaggio: basta saperli cogliere, lasciandosi ispirare e trasportare anche dall’immaginazione. A volte basta osservare una foto per fare un lungo viaggio nello spazio e nel tempo, ed è splendido vedere quanto le parole riescano a tradurre in storie tali immagini e fantasie.
Erri De Luca disse: “Per me è pronto soccorso, la poesia, non una sviolinata al chiaro di luna”. Cos’è per te la poesia? Il pronto soccorso o la sviolinata, intesa come fare poesia per dilettare gli altri?
L’immagine della poesia-pronto soccorso è veramente splendida e, per quanto mi riguarda, è davvero così: la scrittura in generale sa essere un forte aiuto, una sorta di terapia silenziosa, efficace e sempre a portata di mano, e soprattutto sana e senza controindicazioni. Spesso la scrittura nasce da un bisogno, ed è come una mano che ci porta in alto e ci fa volare, permettedoci di esprimerci e di continuare a guardare il mondo con meraviglia e occhi diversi. Penso stia qui parte della sua magia.
C’è però da dire che il bello della parola scritta (ma anche cantata, recitata o dipinta) sta anche nel permettere ad altri di ritrovarsi in alcune vicende o emozioni e, da qui, trarre conforto o spunti di riflessione. Perciò talvolta un componimento può esprimere una sensazione o un messaggio magari non del tutto personali ma più universali, proprio per portare a riflettere su una tematica o rappresentare un certo tipo di emozione. E, perché no, diventare quindi un “pronto soccorso” per gli altri.
C’è un verso di una poesia che porti con te?
Non c’è un verso in particolare; tra le poesie che preferisco c’è ad esempio “L’albatro” di Baudelaire, per tutto ciò che esprime a proposito dell’artista nella società; oppure “Fuori Posto” di Bukowski, “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” di Leopardi, o tanti componimenti di Pavese.
Se dovessi proprio scegliere qualche verso, potrei citare questi tratti dalla poesia “Tu…” di Sergio Corazzini:
“Tu che mi vedi errar solo nel mondo,
oh, non devi pensar tu folle e lieta
che io sia qualche triste vagabondo,
no, bimba mia, fui sol troppo poeta.”
Ecco due sue poesie:
Morte metropolitana
Non sono come voi.
Ad ogni passo guardo a terra
in cerca di me stessa.
Forse mi sono persa
in uno di quei crepacci nell’asfalto
nel sottile spazio tra due sampietrini
o in una delle mille eterne buche
– specchio del vostro vuoto interiore,
della voragine che mi divora. –
Investita dalle auto
e dalle vostre parole,
forse inciampando nell’ombra
dei fili elettrici e dei miei pensieri,
sono scivolata nel
silenzio
di un’esistenza impalpabile
e mi dimeno in apnea
sotto l’acida pioggia
dei vostri venerati e disumani zeri a destra.
Vi domandavo attenzione:
avete chiuso gli occhi.
Anche il mio sguardo
ora si spegne
innocente
tra i fumi del vostro progresso.
Da un luogo all’altro
ora scivolo via veloce,
leggera e invisibile,
accompagnata dai mozziconi
scarto fra scarti,
vento nel vento.
Inverno nucleare
Perduta e sfiancata
cammino
sola su queste terre
da acidi e rancori
devastate
Fumi di odio
e miasmi di malinconie
di tanto in tanto dissepolte
le intossicano
le sento tossire
Cagliate nubi
di sciogliere in lacrime
i veleni mondani
hanno perso il
magico potere
Dèi di filigrana
filosofie di guerra
decompongono crani
neoplasie
del presente
La sterile
landa dell’anima
a poco a poco perisce
sotto i colpi
dell’invisibile nemico.
Io
che non volevo morire.
Potete trovare altre poesie e disegni di Alessia nel suo blog e sulla sua pagina Facebook.