Giovani poeti: Flaminia Colella | L'Altrove
Sappiamo quanto vi piacciono i giovani poeti che vi proponiamo. Per questa ragione, oggi ospitiamo i versi delicati, ma non privi di intensità di Flaminia Colella.
Flaminia ha ventidue anni, è di Roma e ha già pubblicato la raccolta dal titolo Sul crinale per Aletti Editore.
Le abbiamo fatto alcune domande e lei ci ha gentilmente risposto in questo modo:
Grazie Flaminia. Domanda d’obbligo: quando hai iniziato a scrivere poesie?
Scrivo poesie da poco tempo, da circa due anni. Ho sempre scritto e desiderato scrivere in prosa, ma sono grata di aver incontrato la poesia, perché mi sta permettendo di dire ciò che devo dire con una libertà totale. Se avessi prestato più attenzione, forse avrei iniziato prima. È accaduto tutto in modo molto strano: un giorno mi ricordo di essermi addormentata e di aver sognato di guardarmi dormire, come fuori dal corpo. Mi sono svegliata con un forte senso di paura e con delle parole in testa che sentivo di dover trascrivere immediatamente. Scrissi la mia prima poesia quel giorno (che non a caso si chiama “Questa notte ho più paura di morire”) e da lì non ho più smesso.
Da cosa trai ispirazione?
Non c’è qualcosa in particolare da cui traggo ispirazione. Ho sempre sofferto a causa di una sensibilità eccessiva, scrivere mi aiuta a dare un nome alle cose, questo è il motivo per cui da anni ho l’abitudine di tenere dei diari. Ma la poesia non è sempre uno scrivere di me e delle mie emozioni. Non so dire a cosa penso mentre scrivo, so che scrivo con delle immagini davanti e possono essere le più diverse, non necessariamente mi riguardano. A volte sento di parlare degli altri, anche di chi non conosco. Non invento quando scrivo poesia, piuttosto credo di ricevere qualcosa. Si possono inventare storie, racconti e romanzi ma la poesia penso la si trovi e basta. Esiste da qualche parte e il compito del poeta è solo trovare quella che aspetta di essere scritta da lui, tradotta dal suo vissuto e dal suo personale modo di sentire.
Montale affermava “Io sono qui perché ho scritto poesie”. La poesia ha questa incredibile capacità di rigenerarci. Cosa ne pensi? Hai un tuo pensiero a riguardo?
Uno dei rari momenti in cui sento di essere utile e di stare restituendo qualcosa al mondo è quando scrivo. È un tempo pieno e un tempo salvo. Sembra un paradosso perché ,nel momento in cui prendo la penna in mano, avverto anche un senso di vulnerabilità disarmante, ma se non lo facessi starei male. Non so cosa provasse Montale, ma so cosa provo io, nel mio piccolo e nel mio tempo ,a fare quello che faccio: secondo il comune modo di vedere, fare della poesia oggi significa dedicarsi a un passatempo inutile, socialmente estraniante e irrilevante. Io non la vedo così ma, proprio per questo, mentre scrivo, sento di doverlo fare con una convinzione che non si addice neppure alla materia stessa della poesia. Il punto è che se lo facessi tremando o balbettando, non riuscirei a superare gli ostacoli che si incontrano su una strada in cui oggi più nessuno crede. Scriviamo di quanto soffriamo, di quanto sia difficile farsi capire o amare, ma facciamolo con fermezza. Senza esitazioni.
C’è una poesia che avresti voluto scrivere tu? Se è sì, quale?
No. E non lo dico per superbia, ci mancherebbe altro. Lo dico per sincerità. L’arte è il regno della libertà d’espressione in cui l’io può manifestarsi, in tutte le sue sfaccettature. Io ho interesse a comunicare la mia visione, non quella di un altro. Voglio portare nel mondo la mia voce, non quella di un altro. A cosa servirebbe altrimenti la poesia? Emulare o prendere spunto sono tentativi del tutto fallimentari a mio parere, quando si tratta di creare. Nessuno potrà mai entrare nelle pieghe di un altro, nessuno potrà mai capirne davvero l’interiorità profonda e nessuno ne potrà replicare il gesto, il pensiero o l’intenzione. Scrivere è un atto personalissimo, non una velleità estetica , si scrive perché se ne sente l’urgenza, non perché si è costretti a farlo. Potrei dire che amo incredibilmente le poesie di Chandra Livia Candiani, ma mai che mi ispiri o che tenti di assomigliarle. Non sarò mai Chandra, sarò sempre e solo Flaminia.
Ecco le sue poesie:
Spine
Sai
di catrame
e di sale.
Quale terra bastarda
ha partorito
il tuo cuore,
è secco
e avvizzito se ne sta
di spalle al sole.
Sputa
sull’acqua spine.
Questa notte ho più paura di morire
Questa notte
ho più paura di morire,
così, immagino
le tue mani e i tuoi occhi
sul mio corpo.
Le tue mani e i tuoi occhi
che si posano
sul mio corpo,
in questa notte scura,
come tutte le altre e
così infinitamente irrilevante.
Le tue mani e i tuoi occhi
che, per un breve istante,
mi salvano
dal niente.
Resisti
Resisti.
Ancora lo sento
il tuo cuore
singhiozzare per le strade mute,
in cerca di
una via di fuga.
Non posso lasciarti
morire così,
ma neanche posso
lasciarti
vivere così.
Ti guardo da sempre
con occhi colmi di piacere,
oggi ti guardo invece
sgretolarti,
lentamente
andare in pezzi.
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