Giovani poeti: Cristina Tedde | L'Altrove
Non potevamo iniziare il nuovo mese in un modo migliore. Vi presentiamo oggi, Cristina Tedde.
Nata in Sardegna, Cristina scrive poesie, si occupa di giornalismo.
Abbiamo intervistato Cristina e vi riportiamo di seguito la nostra chiacchierata.
Quando hai iniziato a scrivere poesie?
Ho iniziato a scrivere da molto piccola. Spesso dico che senza, sarei una donna a metà. Non ricordo medicina migliore. Uso la scrittura, come una piccola oasi in cui rifugiarmi quando persino una parte di me, mi sta stretta.
Cosa ti ha portato a preferire il verso alla prosa?
Mi sono avvicinata alla poesia, relativamente da un anno e mezzo. Prima scrivevo racconti brevi o piccole storie. Da quando ho iniziato a collaborare con un noto fotografo di surf, Andrea Bianchi, mi sono “specializzata” nell’uso dei versi. Adesso, la poesia, è parte integrante di me.
Khalil Gibran scrisse: “La poesia è il salvagente/cui mi aggrappo/quando tutto sembra svanire“. Condividi quest’affermazione? La poesia ha un sé un potere salvifico?
Condivido pertanto, pienamente il pensiero di Gibran. Io dico sempre che la poesia, è come una coperta. Mi avvolge nei momenti più bui. Mi trasmette calore, quando tutto intorno a me è troppo freddo.
Descrivi la tua poesia in tre aggettivi e spiegaci perché.
Se dovessi descrivere la mia poesia in tre aggettivi userei:
Eterea: perché è senza tempo, luogo o riferimenti troppo personali. Ogni mia parola, diventa di tutti coloro che la leggono. I miei luoghi, anche.
Malinconica: perché è triste ma non troppo. Come quei tramonti rosa che per quanto tristi, nessuno riesce mai a smettere di guardarli.
Curativa: moltissime persone leggendomi dicono che nelle mie parole spesso trovano conforto. Un giornalista tempo fa, mi disse che la mia poetica fosse come una medicina. Ho trovato questa affermazione, bellissima.
Di seguito alcune poesie di Cristina Tedde
Ad oggi,
ci è concesso solo
il guardarsi da lontano.
Parlarsi di rado.
Sfiorarsi appena.
Cercavo piuttosto di capire,
tutto ciò che di te,
nascondevi al mondo.
E ne scrivevo,
per far si che tu,
non ne avessi più paura.
Ed avrebbe voluto che
tutti lo vedessero
attraverso i suoi occhi.
Che guardandolo,
sentissero tra i capelli
un vento freddo.
Che avessero paura,
del colore indefinito del mare.
Che tutti percepissero quel briciolo di speranza che lei ancora nei suoi confronti nutriva.
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