Estratto da "Canzoni quasi d'amore" di Francesco Carrubba | L'Altrove
Oggi vi presentiamo un estratto della raccolta di Francesco Carrubba, Canzoni quasi d’amore.
Il libro stato finalista al Premio Casa Museo Alda Merini 2016, ha ricevuto la menzione del premio nazionale “Va Pensiero” e il diploma d’onore con menzione d’encomio del premio internazionale “Michelangelo Buonarroti 2017”. Nell’introduzione c’è una nota di Stefano Benni.
Contiene le poesie: “Piacevole catastrofe”, finalista al Premio Fabrizio De André 2016; “Mille”, premiata al concorso nazionale “La poesia del lavoro 2016”; “Non vedi che piove”, premiata al concorso del Museo Nicolis e finalista al premio “Condomini di cartone”; “Canzone del mare”, premiata con menzione e targa al Concorso Nazionale Poetika.
La poesia “Il silenzio uccide (Lettera a Peppino Impastato)” è diventata una canzone, che è stata iscritta al Premio “Musica contro le Mafie”.
Di seguito alcune poesie tratte proprio da Canzoni quasi d’amore.
Piacevole catastrofe
Tutti i giornali parlano
del terremoto di stanotte
abbiamo fatto l’amore troppo forte
Quando ci siamo uniti
ha tremato tutto il mondo
e si è udito un gran rimbombo
Alla domanda se mi ami
inevitabile tzunami
con l’eruzione dei vulcani
Le nostre guerre
sono esplosioni nucleari
che con bombe atomiche incendiano i pianeti
Quando piangi tu
piovono asteroidi
misti a polveri sottili
Ti porterò a vedere
dove s’inabissano le crociere
Ti porterò a vedere
dove si spiaggiano le balene
Sei piacevole catastrofe
Sei piacevole catastrofe
Canzone del mare
I ragazzi sembrano avere granchi di mare
nelle mutande del costume
granchi che succhiano amori estivi e ghiaccioli
L’ombra che ci mangia gli asciugamani
una boa calcificata nel fondo a sassi del mare
pranzare con una focaccia unta al formaggio
Superare il dramma
di doversi asciugare i capelli
abbronzarsi a macchie di sole la schiena
e bruciarsi il naso
Affondare i piedi nudi nei sassi
anche se ci fanno male
brioche e cappuccini
ai tavolini del bar sopra il mare
Sugli scogli del golfo dei poeti
annegare in tramonti disperati
rivolti al covo di nord-est
Con le orecchie accarezzare le onde
fare il morto a galla e nuotare
sentire come respirano i polmoni del mare
Con le cicale nelle tempie
Leccarti il sale dalle labbra,
leccarti il sole dalle labbra
Non facciamo arrabbiare il mare
non vorrei mai che si arrabbiasse il mare
È più fondo del fondo
com’è profondo il mare
Una favola niente male
per noi due che insieme
non siamo mai stati al mare
Generazione
Ma che colpa abbiamo noi se siam precari,
se ci han detto: “Ecco il mondo” e poi l’han tolto
La mia generazione è flessibile e precaria
ha bisogno di sogni come l’aria
La mia generazione contesta il TgUno
fa tre lavori insieme o non ne fa nessuno
La mia generazione studia all’università
spesso lavora nell’azienda di papà
La mia generazione va in discoteca con i tacchi
oppure con le Clarks al Circolo Arci
La mia generazione fa shopping nel corso
poi va di corsa al concerto rosso
La mia generazione è in cassa integrazione
ed è un lontano miraggio la pensione
La mia generazione ha la casa al mare
adesso è scesa in piazza a manifestare
La mia generazione guarda i film di Natale
ha il profilo Facebook e la reflex digitale
La mia generazione è figlia di papà
è stagista da un’eternità
La mia generazione ha i vestiti di marca
e nel weekend si abbronza in barca
La mia generazione sta facendo l’amore
in un attico in centro e nel sedile posteriore
La mia generazione non si indigna abbastanza
paga l’affitto per un’unica stanza
Casa mia si chiama Libertà
sta in via Indipendenza
quartiere Anarchia
Ma che colpa abbiamo noi se siam precari,
se ci han detto: “Ecco il mondo” e poi l’han tolto
L’Autore
Francesco Carrubba è nato a Como il 14 maggio 1984, vive a Lodi Vecchio (Lodi) e lavora a Milano. È giornalista e autore. Scrive versi, haiku, racconti e canzoni. Si diverte partecipando a reading (anche musicali) e iniziative di Poesia In Strada: testi istantanei composti con la macchina da scrivere.
Ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale.