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Giovani Poeti

Giovani Poeti: Trafalgar Moody Law | L’Altrove

Oggi vi presentiamo un giovane poeta: Trafalgar Moody Law. Uno pseudonimo particolare quello scelto dal ventiseienne di Bologna. E particolarmente belle sono anche le sue poesie, ma prima di leggere lasciamo che si presenti.

Anzitutto ti ringraziamo. Quando hai scritto il tuo primo verso? E perché?

Esattamente l’ 8 Dicembre 2017. Mio nonno, una delle persone per me più importanti, ci aveva lasciati la mattina di quello stesso giorno. Non riuscivo a farmene una ragione. Cercavo una valvola di sfogo, avevo bisogno di esprimere e di analizzare quello che avevo dentro. Così, dopo aver girato per ore in macchina, mi sono fermato al supermercato più vicino a comprare una bottiglia di Barbera, un quaderno ed una biro nera. Mi sono seduto al parco dove mi portava sempre da piccolo, non molto distante da lì. E semplicemente è successo.

Puoi spiegarci il significato del tuo pseudonimo?

Il mio pseudonimo nasce dall’unione di una delle mie passioni, ovvero anime e manga e da uno dei miei soprannomi, ovvero Moody o Moody Man (uomo lunatico).

Gesualdo Bufalino disse: “Si scrive per guarire sé stessi, per sfogarsi, per lavarsi il cuore. Si scrive per dialogare anche con un lettore sconosciuto. Ritengo che nessuno senza memoria possa scrivere un libro, che l’uomo sia nessuno senza memoria. Io credo di essere un collezionista di ricordi, un seduttore di spettri. La realtà e la finzione sono due facce intercambiabili della vita e della letteratura. Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo. In sostanza è la vita che si trasforma in sogno e il sogno che si trasforma in vita, così come avviene per la memoria.”
Cosa ne pensi?

Penso che sia un peccato che un personaggio del suo calibro si sia rivelato al pubblico così tardi. Ho apprezzato molto il suo romanzo breve “Le menzogne della notte”. Colloco questo aforisma in particolare tra i miei preferiti per via di questo pezzo: “La realtà e la finzione sono due facce intercambiabili della vita e della letteratura. Ogni sguardo dello scrittore diventa visione e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo”. Ogni volta mi spinge a soffermarmi su ogni piccola cosa e dettaglio, per poi trasformarlo in scrittura.

In un mondo alla deriva, qual è secondo te il ruolo della poesia?

Per me la poesia ha un ruolo fondamentale nel mondo odierno.
La poesia ci permette di esprimerci e di sentirci liberi senza vincoli.
La poesia ci permette di essere ascoltati e di ascoltare in maniera profonda.
La poesia ci permette di lasciare da parte la superficialità di cui dobbiamo vestirci ogni giorno.
La poesia è l’unica arma che ci è rimasta contro il consumismo affettivo.
La poesia è sentimento puro del nostro io più profondo.
Come può la poesia lasciarti indifferente?

Puoi accennarci qualche tuo progetto?

Ho in progetto un manoscritto dal titolo “Prosa & Prozac”.
Il mio essere lunatico e i miei continui sbalzi di umore mi permettono di scrivere con stili e significati diversi. Non ho uno stile definito e predefinito, semplicemente seguo il mood del momento e scrivo. Possono essere pezzi d’amore, pezzi scritti in preda all’ansia, pezzi cinici. L’unica regola che mi sono imposto è quella di scrivere solo quando sento che mi esplode dentro. Non deve essere uno sforzo ma una vera e propria esplosione di emozioni. Non voglio dilungarmi troppo, quello che posso dire è che sicuramente è un progetto fuori dai soliti canoni e alla portata di tutti. Mi piacerebbe riavvicinare i lettori al mondo della poesia. Sicuramente un progetto ambizioso, ma credo che tutti abbiano bisogno di un po’ di poesia nella propria vita per staccarsi momentaneamente dalla realtà.

Ecco tre sue poesie:

In fa maggiore

Ogni sera,
un concerto diverso accompagna le mie notti insonni,
e su un palcoscenico introverso,
prende vita un’ orchestra di emozioni.
È l’ ansia , che scandisce l’andamento e le dinamiche,
e direttore di ogni mio notturno pensiero,
muove la sua bacchetta verso paure autentiche,
continuando a battere severo.
Archi, fiati e martellanti percussioni,
non c’è nulla che va a tempo,
su questo spartito fitto e pieno di ossessioni,
dove il vivacissimo andamento non mi lascia scampo.
Poi d’ improvviso,
il caotico pentagramma assume un ritmo grave,
una mano calda che adagio,
mi accarezza soave.
Mi abbandono alla calma,
di un’ amorevole arpeggio che va pizzicando anche le corde del cuore,
posso dormire tranquillo ora,
si è placato anche l’ansioso direttore.

Signora morte

Quanto è egoista, la Signora Morte.
Va cancellando nomi dalla sua lista,
e nemmeno ti avverte.
Oh già me la immagino,
seduta al suo funebre pianoforte,
suonare l’ altrui destino,
pur rimanendo in disparte.
Speranzoso un giorno,
di trovare il modo di ingannarla,
evitando così il sicuro inferno,
e tra i vivi continuare a camminare.

Delirantibus per noctem

Qui riunite un cumulo di anime vagabonde,
un circolo di gola e lussuria che trascende ogni logica morale,
dove nessuno si nasconde,
e da che ho memoria,
vige la coscienza del singolo uomo senza vergogna alcuna.
Ascoltiamo dunque, il suono del bianco giglio,
che tinto di sangue urla al miracolo,
ed al risveglio di chi ancora è legato al pregiudizio,
ed al suo corto e logoro guinzaglio.
Perciò chi può, non si salvi.
La grazia si avvinghia ai soli animali da serraglio,
la beata dannazione invece,
è per noi libere bestie,
che lontane da una fittizia vita di regole e disgrazie,
cediamo l’ anima al peccato ed alle sue incantevoli figlie.

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