Giovani Poeti

Giovani poeti: Martina Di Febo

Riparte il viaggio alla scoperta di giovani poeti sparsi in diverse strade ed in diversi luoghi della nostra penisola meravigliosa e piena di contraddizioni. Quest’oggi, il nostro percorso si ferma in Abruzzo, esattamente a Pescara.
Ma andiamo un po’ a ritroso, come e quando ci siamo accorte della poetessa che vi stiamo per presentare? Era una notte buia e tempestosa (volendo citare il caro Charles M. Schulz), cercavamo un testo su Amazon da acquistare, tra i diversi titoli ci colpisce il suo: un’eco urlata nel vuoto. Basta poco per avere l’ennesima folgorazione: “il corpo vuoto ma pieno di istanti/mandati in fumo/nel tentativo di essere più/di quanto è concesso/a chi cerca la rivincita/e trova un mondo distorto/che non sa più filtrare.”
I suoi sono versi di crescita, personale ed emotiva. Versi di chi impara a stare al mondo e consiglia di splendere sempre, nonostante le brutture del mondo alle quali siamo inevitabilmente sottoposti vivendo dentro ad un periodo di massimo sgretolamento e sfacelo.
Lei è Martina Di Febo, 22enne abruzzese, studentessa. Le abbiamo fatto qualche domanda, come siamo soliti fare.

Benvenuta. Quando hai iniziato a scrivere poesie?
Nutro l’esigenza di scrivere da sempre, ma se nella prima parte della mia adolescenza mi sono concentrata su pensieri, sfoghi e potenziali stralci romanzeschi, è stato soltanto in questi ultimi due anni – forse anche meno – che ho cominciato a dedicarmi alla poesia. Dapprima si trattava per lo più di poesia prosastica, di pensieri tradotti in versi così da dar loro un ritmo, un respiro, abbinando alla sostanza (spesso “piena”) una forma che potesse ordinare e alleggerire il flusso di parole sulla carta. Nel corso del tempo, poi, questa forma, in un primo momento sfumata, è andata sempre più definendosi, nell’intenzione di ridurre la quantità ma non la qualità dei versi. È questo il motivo per il quale in alcune poesie risulto più prolissa che in altre. In tutti questi anni ho sempre cercato di variare, di ascoltare le parole nel loro farsi e disfarsi prima nella mia mente, e poi dinanzi ai miei stessi occhi, una volta impresse sulla carta.

Charles Simic disse: “Il mio mestiere è tradurre ciò che non ammette traduzione: l’essere e il suo silenzio” cosa ne pensi? E cosa significa per te scrivere?
La poesia nasce con lo scopo di dar voce a ciò che sta dentro ognuno di noi e che non può essere taciuto. Ognuno sceglie come far fronte alle stanze della propria interiorità (e individualità): c’è chi le chiude a chiave col fine di tutelarsi, a volte incapace anche di comunicare con se stesso, abbandonandosi al silenzio che a poco a poco lo annienta senza mai affrontarlo in toto; c’è invece chi non riesce a stare in superficie, a sopportare quello stato di inquietudine che lo tormenta sia mentalmente che fisicamente, pertanto, impossibilitato ad apporre dei filtri, cerca un modo per comunicare con il mondo sia dentro che fuori di sé, così da trasformare un silenzio accidioso in arte. Penso che la poesia non sia l’unica forma di espressione dell’essere e del silenzio, ed è per questo che ritengo fortemente che senza arte non si possa sentire fino in fondo il sapore della vita, sia che si decida di agire da protagonisti sia che di tanto in tanto ci si metta in disparte ad osservare il contesto al quale apparteniamo.
In tal senso, scrivere costituisce per me il modo più efficace per mettere in luce ciò che ho dentro, per trovare un canale di comunicazione non solo con me stessa ma anche con chi mi legge. Io, perennemente nell’ombra, brillo attraverso le mie stesse parole, che sono il mio scudo e la mia ascia. In esse ripongo tutta la mia forza e, soprattutto, audacia.

La tua raccolta si chiama Un’eco urlata nel vuoto, quando e come è nata l’esigenza di pubblicare i tuoi scritti?
In tutti questi anni ho sempre postato i miei scritti sulla mia omonima pagina di fb, anche se a seguirmi erano per lo più i soliti (tra cui qualche mia/o cara/o amica/o, che mi hanno fortemente incoraggiata in questa mia passione per la scrittura). Dopodiché ho deciso di iniziare a mostrare le mie poesie anche sulla piattaforma di instagram, dapprima attraverso delle semplici “storie”, poi postandole direttamente. Questo passaggio – che può risultare banale – mi ha permesso di acquisire una maggiore sicurezza e soprattutto consapevolezza in merito alla mia identità, soprattutto perché prima di instagram non avevo l’abitudine di firmarmi, come se le mie poesie giacessero nell’anonimato in tutto e per tutto. È stato, tuttavia, merito di un mio grandissimo amico, anche lui scrittore ed estimatore della Poesia, che ho potuto concretizzare questo mio piccolo progetto lasciato chiuso in un cassetto che – con tutta sincerità – da sola non avrei mai aperto. L’ho ringraziato e continuerò a ringraziarlo per aver valorizzato non solo la mia poesia ma anche la mia persona, nell’intento di far spiccare il volo a un uccellino che credeva che il mondo fosse solo quello visto da dietro le sbarre della propria gabbia. Io ho pensato alle poesie da inserire nella raccolta, lui alla realizzazione dell’ebook stesso.C’è una poesia che ti ha accompagnata in questi anni?
Benché io ritenga che il mio amore per la poesia – intesa come mezzo di espressione di me stessa – non sia stato sostenuto da una sola ed unica poesia, se dovessi fare un nome, farei quello della poetessa contemporanea Chandra Livia Candiani. Attraverso la lettura dei componimenti presenti nella sua raccolta “La bambina pugile” mi è stato possibile far combaciare il mondo interiore – il lato più intimo e vero di me – con quello esteriore – l’enigma di sempre e per sempre -. Così, divenendo una sola anima e un’unica indelebile essenza, ho acquisito quella leggerezza derivata da una buona dose di coraggio e di onestà. Riporto, a tal riguardo, l’estratto di una sua poesia particolarmente significativa:

“Ho paura della vita affollata / di quello starmene mischiata / tra tanti, senza nessuno che mi scelga, / mi sollevi in volo. / Non sono necessaria / ma annaffio / ogni mattina e sera / il tuo pensiero, / ti accudisco / come rovi sul cuore / per custodirne / l’assolato vuoto. / Ho dentro un dolore in piena / di parole / che forse è gioia / o sola effervescenza, / non ha paura della notte, / la indossa con grazia. / Non voglio quiete / voglio pace.”

A quale periodo della tua vita coincide la tua raccolta poetica?
La mia raccolta poetica nasce con lo scopo di far emergere non solo la mia voce ma anche – e soprattutto – la mia persona, intesa come identità smaniosa di scoprirsi, definirsi e migliorarsi ogni giorno di più. A questo proposito, “Un’eco urlata nel vuoto” non può che coincidere con il più sentito e desiderato momento di affermazione nella mia stessa vita prima che sul panorama letterario sempre più ricco dal punto di vista letterario. La mia poesia, dunque, è un urlo che, propagandosi nel vuoto, intende raggiungere quanti più cuori possibili, lasciando un’eco di sé, appunto.

Ed ecco alcune sue poesie, le prime due tratte dall’e-book Un’eco urlata nel vuoto e l’ultima tratta dalla sua ultima opera, questa volta, inedita.

Buona lettura.

Ma se devi ritagliare il tuo tempo per me
per esserci
allora preferisco non esserci io
ché di te ho fatto il mio tempo
e silenziosamente attendo
che il tuo coincida col mio.
E così tu torni per un saluto
anche quando i miei occhi ti chiedono di restare
e allora ho smesso di guardarti
di cercarti come facevo prima
e ho iniziato ad essere buco
nei tuoi giorni pieni,
silenzio
nei tuoi giorni caotici.
Ci sono anche se non urlo.
Ci sono se provi a sentirmi,
a sentirti dentro.
Sono bloccata in qualche stanza
dove non entri più.
È buio e non ci sei
non ci siamo.

C’è troppo divario
tra ciò che sento
e ciò che vivo
come se la vita stessa
non fosse che
un tempo sospeso
tra un pensiero e l’altro
in attesa di un lampo
di poesia.

Niente più di te fa male
perché ho imparato a sentire
il dolore come una boa nel mare
solitaria ma sicura
di non poter affondare
di saper riconoscere sempre
la riva
lo scoglio
la nave
che niente in fondo sa restare
nemmeno il mare
che va e viene in continuazione
mutando nella forma
ma mai nella sostanza. Ed io oggi
boa nel mare
decido di lasciarti andare
senza più aspettarti tornare.
Oggi decido di guardare
oltre l’orizzonte
che chiede almeno
un po’ di pace.

Potete leggere l’ebook Un’eco urlata nel vuoto, gratis al link http://amzn.to/2kcE2hf

I suoi contatti: Instagram https://www.instagram.com/marti_df/
Facebook https://m.facebook.com/martina.difebo.95

Siamo sempre a caccia di giovani poeti! Scrivici alla mail laltrovepoet@outlook.it , daremo voce alla tua Poesia.

Visualizzazioni: 12

Un commento

  • MayraM

    Complimenti a voi de L’Altrove per la scoperta! Complimenti Martina di Febo…per me leggerti è stato anche un ritrovarmi. Continuerò a farlo!

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *