Appunti di poesia: La ricerca di una casa, Pasolini
Ricerco la casa della mia sepoltura:
in giro per la città come il ricoverato
di un ospizio o di una casa di cura
in libera uscita, col viso sfornato
dalla Febbre, pelle bianca secca e barba,
Oh dio, sì, altri è incaricato
della scelta. Ma questa giornata scialba
e sconvolgente di vita proibita
con un tramonto più nero dell’alba,
mi butta per le strade d’una città nemica,
a cercare la casa che non voglio più.
L’operazione dell’angoscia è riuscita..
Se quest’ultima reazione di gioventù
ha senso: mettere il cuore in carta –
vediamo: cosa c’è oggi che non fu
ieri? Ogni giorno l’ansia è più alta,
ogni giorno il dolore più mortale,
oggi più dì ieri il terrore mi esalta…
Mi era sembrata sempre allegra questa zona
dell’Eur, che ora è orrore e basta.
Mi pareva abbastanza popolare, buona
per deambularci ignoto, e vasta
tanto da parere città del futuro.
Ed ecco un « Tabacchi », ecco un « Pane e pasta »…
ecco la faccia del borghesuccio scuro
di pelo e tutto bianco d’anima,
come pelle d’uovo, né tenero né duro…
Folle!, lui e i suoi padri, vani
arrivati del generane, servi
grassocci dei secchi avventurieri padani.
E chi siete, vorrei proprio vedervi,
progettisti di queste catapecchie
per l’Egoismo, per gente senza nervi,
che v’installa i suoi bimbi e le sue vecchie
come per una segreta consacrazione:
niente occhi, niente bocche, niente orecchie,
solo quella ammiccante benedizione:
ed ecco i fortilizi fascisti, fatti col cemento
dei pisciatoi, ecco le mille sinonime
palazzine «di lusso» per i dirigenti
transustanziati in frontoni di marmo,
loro duri simboli, solidità equivalenti.
E dove, allora, trovarlo il mio studio, calmo
e vivace, il « sognato nido dei miei poemi»
che curo in cuore come un pascoliano salmo?
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Uno a cui la Questura non concede
il passaporto – e, nello stesso tempo
il giornale che dovrebbe essere la sede
della sua vita vera, non da credito
a dei suoi versi e glieli censura –
è quello che si dice un uomo senza fede,
che non si conforma e non abiura:
giusto quindi che non trovi dove vivere.
La vita si stanca di chi dura.
Ah, le mie passioni recidive
costrette a non avere residenza!
Volando a terre eternamente estive
scriverò nei moduli del mondo: « senza
fissa dimora». È la Verità
che si fa strada: ne sento la pazienza
sconfinata sotto la mia atroce ansietà.
Ma io potrei fare anche il pazzo, l’arrabbiato.,
pur di vivere! la forza di conservazione ha
finzioni da cui è confermato
ogni atto dell’Esserci… La casa
che cerco sarà, perché no?, uno scantinato,
o una soffitta, o un tugurio a Mombasa,
o un atelier a Parigi… Potrei
anche tornare alla stupenda fase
della pittura… Sento già i cinque o sei
miei colori amati profumare acuti
tra la ragia e la colla dei
telai appena pronti… Sento già i muti
spasimi della pancia, nella gola,
delle intuizioni tecniche, rifiuti
stupendamente rinnovati di vecchia scuola…
E, nella cornea, il rosso, sopra il rosso,
su altri rossi, in un supremo involucro,
dove la fiamma è un dosso
dell’Appennino, o un calore di giovani
in Friuli, che orinano su un fosso
cantando nei crepuscoli dei poveri…
Dovrò forse un giorno esservi grato
per questa vergognosa forza che mi rinnova,
conformisti, dal cuore deformato
non dalla brutalità del vostro capitale,
ma dal cuore stesso in quanto è stato
in altra storia violentato al male.
Cuore degli uomini: che io non so più,
da uomo, né amare né giudicare,
costretto come sono quaggiù,
in fondo al mondo, a sentirmi diverso,
perso ad ogni amore di gioventù.