Poeti contemporanei viventi

Poesie scelte di Patrizia Cavalli | L’Altrove

Incredibilmente introspettivi e crudi, i versi di Patrizia Cavalli la rendono regina di un mondo assolutamente Vivo, dove la poesia non lascia spazio alle finzioni pompose e mascherate. Per queste ragioni (e per molte altre) è una delle poetesse viventi più importanti del panorama culturale italiano. Ruggero Guarini definì i suoi versi una “mistura di erotismo e purezza, tenerezza e audacia, intelligenza e candore, futilità e saggezza, profondità e leggerezza, allegria e mestizia, passione e strafottenza, concretezza e grazia, accortezza e negligenza, serietà e buffoneria, sfacciataggine e delicatezza, gentilezza e brutalità, maturità e innocenza, fugacità ed eternità, esattezza e sprezzatura”. Difficile, quindi, ingabbiarla in una definizione univoca essendo la faccia stessa delle moltitudini.
Oggi vogliamo condividere con voi alcune sue poesie che gradiamo di più.

L’educazione permette di mangiare
con educazione e permette
altre cose; ma se vuoi volare
le ali si hanno o non si hanno.

tratto da Poesie (1974-1992) (Einaudi, 1992)

Essere testimoni di se stessi
sempre in propria compagnia
mai lasciati soli in leggerezza
doversi ascoltare sempre
in ogni avvenimento fisico chimico
mentale, è questa la grande prova
l’espiazione, è questo il male.

tratto da Poesie (1974-1992) (Einaudi, 1992)

Se ora tu bussassi alla mia porta
e ti togliessi gli occhiali
e io togliessi i miei che sono uguali
e poi tu entrassi dentro la mia bocca
senza temere baci diseguali
e mi dicessi: « Amore mio,
ma che è successo?», sarebbe un pezzo
di teatro di successo.

tratto da Poesie (1974-1992) (Einaudi, 1992)

Tu mi vorresti come uno dei tuoi gatti
castrati e paralleli: dormono in fila infatti
e fanno i gatti solo di nascosto
quando non li vedi. Ma io non sarò mai
castrata e parallela. Magari me ne vado,
ma tutta di traverso e tutta intera.

tratto da Pigre divinità e pigra sorte (Einaudi, 2006)

Cosí schiava. Che roba!
Cosí barbaramente schiava. E dai!
Cosí ridicolmente schiava. Ma insomma!
Che cosa sono io?
Meccanica, legata, ubbidiente,
in schiavitú biologica e credente. Basta,
scivolo nel sonno, qui comincia
il mio libero arbitrio, qui tocca a me
decidere che cosa mi accadrà,
come sarò, quali parole dire
nel sogno che mi assegno.

da Datura (Einaudi, 2013)

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