“La poesia è un atto di pace”
Dinanzi all’orrore di un attentato che ha stroncato vite e sogni delle sue vittime, al volto di un carnefice che dimentica a casa la sua umanità, all’egoismo galleggiante e predominante che ci appartiene senza fare esclusione alcuna ecco che la bellezza della poesia si contrappone, diventando così una nuova alba da cui ricominciare.
Così’ la definiva Neruda, un atto di pace.
Abbiamo bisogno che pulsi ancora tra le strade, nelle case, tra figli e nipoti, amici, conoscenti, che rimbombi ancora, Viva.
La lotta al cambiamento parte da dentro. La poesia è nutrimento, ricchezza, fonte inesauribile di pace, speranza e bellezza.
Anche Salvatore Quasimodo si espresse al riguardo, dando al poeta il compito di “rifare l’uomo”, così come compare in un articolo de La Fiera Letteraria del giugno del 1947:
Io non credo alla poesia come “consolazione”, ma come moto a operare in una certa direzione in seno alla vita, cioè “dentro” l’uomo. Il poeta non può consolare nessuno, non può “abituare” l’uomo all’idea della morte non può diminuire la sua sofferenza fisica, non può promettere un eden, né un inferno più mite… Oggi poi, dopo due guerre nelle quali l’”eroe” è diventato un numero sterminato di morti, l’impegno del poeta è ancora più grave, perché deve “rifare” l’uomo, quest’uomo disperso sulla terra, del quale conosce i più oscuri pensieri, quest’uomo che giustifica il male come una necessità, un bisogno al quale non ci si può sottrarre… Rifare l’uomo, è questo il problema capitale. Per quelli che credono alla poesia come a un gioco letterario, che considerano ancora il poeta un estraneo alla vita, uno che sale di notte le scalette della sua torre per speculare il cosmo, diciamo che il tempo delle speculazioni è finito. Rifare l’uomo, questo è l’impegno.
Vestiamoci di poesia, diventiamo rivoluzionari al contrario.
La poesia è un atto di pace. Diffondila.