Poesia dialettale siciliana

Poesia come galleria interiore, storica, territoriale – Itinerario poetico in Sicilia

Facendo appena qualche passo indietro e immergendoci nella sorgente della poesia, faremo insieme un excursus anche in occasione della vicinissima Giornata Mondiale della Poesia (21 Marzo) che per la prima volta festeggeremo noi con voi.
Sappiamo che fin dalla notte dei tempi l’uomo usò la voce come mezzo di espressione musicale e che la poesia nacque molto prima della scrittura, diffusasi oralmente dapprima con la poesia epica e, successivamente, con la canzone, grazie ai trovatori e ai lirici della scuola siciliana fiorita nel Duecento alla corte di Federico II di Svevia cui si deve l’invenzione di una serie di forme dei componimenti poetici – come la canzone, la ballata, il sonetto che saranno le basi di quella che sarà la Poesia che tutti conosciamo.
La canzone, che nel XII secolo era un termine per indicare varie forme quali: ballate, lamenti e contrasti, successivamente indicò ogni componimento lirico composto da strofe affiancate da una stessa aria musicale. Erano comuni le canzoni di gesta di argomento epico, le canzoni di crociate, le canzoni di storia e le canzoni d’amore a cui mi ispirerò lungo questo articolo essendo un magma di emozioni, vicina al quotidiano dei nostri avi e quindi alle radici di tutti noi. Se volessimo, quindi, ripercorrere o più semplicemente scattare una lunghissima fotografia di un’epoca basterebbe prendere in mano questi canti, che non hanno assolutamente nulla di artificioso ma che sono impregnati di mani sporche di terra dopo un faticoso raccolto e riescono a rendere ancora vividi e immortali gli occhi di quelle donne, uomini, figli, amanti, dei disagi, dei tormenti, rendendoli vivi.
E’ tramite i canti popolari dialettali, infatti, che riusciamo ad incrociare la vita delle lavandaie, dei contadini, del giovane innamorato, del semplice pescatore e riusciamo ad indossare le loro scarpe.
Oggi visiteremo la Sicilia, culla della poesia .

Il primo a raccogliere i canti popolari siciliani
fu Lionardo Vigo, poeta che nacque ad Acireale il 25 settembre 1799, che nel 1857 pubblicò la raccolta dei canti siciliani, la cui stesura durò più di 20 anni e che raccolse al suo interno 1300 canti popolari. Seguito da Giuseppe Pitré (canti popolari siciliani, 1871), Salvatore Salomone Marino (canti popolari siciliani in aggiunta a quelli di Vigo raccolti e annotati da Salomone Marino, 1871) e Corrado Avolio (canti popolari di Noto, 1875). Quest’ultimo scrisse:

Il siciliano ha nel suo linguaggio armonioso e flessibile uno strumento che rende le più lievi ombreggiature del sentimento e del pensiero; ed esprime con esso le più delicate sfumature del dubbio, di sorpresa, di speranza e supposizione. Egli ha inoltre il vantaggio di far più calzante una frase, più efficace una parola con un gesto significativo, con un movimento d’occhi e di labbra che sfugge a chi non è dell’isola. Certi movimenti appartengono, direi quasi, esclusivamente a certi popoli, che li tramandano costantemente insieme colle specialità fonetiche e col colore degli occhi e dei capelli.

Tratto dal testo Raccolta dei canti siciliani di Lionardo Vigo, pagina 289  canto n.1202 , condividiamo con voi il canto d’amore di una donna che sente nel cuore della notte la serenata del suo amore ma non può rispondere e geme, dividendo, suo malgrado, il suo sonno con il marito.
Eccovi la fotografia:

Amuri ca di notti vai cantannu,
iu era a menzu u sonnu e ti sintia,
vota li spaddi a me maritu tannu,
cu li lagrimi all’occhi chi ciancia;
la sponda di lu lettu poi vagannu,
iu l’asciucava ccu la vampa mia,
si n’autra vota, o amuri, vai cantannu,
morta mi trovi di malinconia

Ovverosia: Amore che di notte vai cantando
io mentre dormivo ti ho sentito
voltai le spalle a mio marito quella volta,
con le lacrime agli occhi;
la sponda del letto poi vagando
l’asciugavo con la mia vampata d’amore,
se un’altra volta, o amore, vai cantando,
morta mi trovi di malinconia.

Questi canti, insieme ad altri a cui potremmo dare voce, li vedremo magari in seguito, come trascrive Salvatore Salomone-Marino nella sua prefazione:

Cu voli puisia vegna ‘n Sicilia                                   Chi vuole poesia venga in Sicilia
ca porta la bannera di vittoria                                  che porta la bandiera della vittoria
canti e canzuni nn’avi centu mila                           canti e canzoni ne ha cento mila
li so’ nnimici nn’avirannu ‘nvidia                             i suoi nemici avranno una tale invidia
ca Diu ci desi ad idda tanta gloria.                             che Dio diede a lei tanta gloria.
Canti e canzuna nn’avi centu mila                            Canti e canzoni ne ha cento mila
E lu po’ diri cu grannizza e boria;                              e può dirlo con boria;
Evviva, evviva sempri la Sicilia                                  evviva, evviva sempre la Sicilia
la terra di l’amuri e di la gloria.                                 la terra dell’amore e della gloria.

(Canto popolare, questo, attuale anche ai giorni nostri, i lettori siciliani conosceranno di certo il famoso proverbio: Cu voli puisia vegna ‘n Sicilia, che da qui deriva).

C’è ancora tanto altro di cui parlare, altro a cui regalar voce,

Al prossimo Itinerario Poetico.

 

In onore di un mio avo, che spese la sua vita a diffondere e far conoscere la poesia d’arte, i canti popolari siciliani e la poesia dialettale siciliana in generis.

Nessun lavoro viene perso.

Grazie.

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