Leggera come Vivian Lamarque
Leggere Vivian Lamarque significa perdersi irrimediabilmente.
Le sue poesie sono dei piccoli mondi dai colori pastello, semplici e teneri.
Entri in questo mondo e sorridi, sogni, torni quasi bambino, attorno a te c’è qualcosa di fiabesco, di addirittura magico.
È una gioia per il cuore e la mente.
Nata a Tesero (Trento) nel 1946, a nove mesi cambia città e famiglia, a dieci scopre di avere due madri e scrive le prime poesie.
Ha lavorato come insegnante e tradotto Valéry, Baudelaire, Prévert, Wilde. La sua prima raccolta poetica, Teresino, ha vinto nel 1981 il Premio Viareggio Opera Prima. Autrice anche di molte fiabe, ha ottenuto il Premio Rodari (1997). Gran parte della sua produzione poetica è stata raccolta in “Poesie 1972-2002” edito Oscar Mondadori.
L’Altrove vi propone di seguito alcuni dei versi più belli, tratti dalle sue opere più importanti.
IL SIGNORE NEL CUORE
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa
REGALI DI NATALE
Per Natale ti faccio i seguenti regali due punti
caramelle svizzere per quando hai la tosse forte da far paura
che non mangerai mai
filtri per quando fumi che butterai dalla finestra
un bicchiere piccolo per bere di meno figuriamoci
dei gettoni per telefonarmi una sera da un bar
una bugia di terracotta per quando avremo buio
una piccola spada perchè sei il mio amore pericoloso
e poi anche un pezzetto di me quale vuoi?
L’amore mio la prima volta che è un po’ distratto
me lo prendo e me lo porto via.
LA SIGNORA DEI BACI
Una signora voleva tanto dargli dei baci
non dico tanti, anche solo sette otto
(mila). Invece era proibito perciò non glieli dava.
Se però non fosse stato proibito glieli avrebbe dati tutti
dal primo all’ultimo.
A cosa servono i baci se non si danno?
Lo stile ironico, leggero e morbido, come detto, caratterizza le poesie della Lamarque, ma non mancano liriche più importanti e tristi come quelle dedicate al trauma dell’adozione o alla guerra.
Qui la semplicità dei versi è accompagnata dalla sofferenza e dal dolore provato e dalla delusione.
A NOVE MESI
A nove mesi la frattura
la sostituzione il cambio di madre
Oggi ogni volto ogni affetto
le sembrano copie cerca l’originale
in ogni cassetto affannosamente.
ABBANDONO
Mangiavo dormivo
facevo la brava-bambina
per conquistarti “mammina”.
Corteggiamento vano
a nove mesi mi hai presa per mano
mi hai lasciata a Milano.
SOLDATI
Problema:
se ne morirono congelati seimila
solo tra Natale e l’Epifania
quanti ne morirono
in tutto?
Ma, sebbene certi toni cupi, Vivian non manca mai di regalare emozioni, di farci sorprendere da un batticuore; la grazia e la bellezza dei suoi componimenti, poi, sono capaci di farci fuggire, anche se per poco, dalla realtà.
E chi dice che la poesia non possa servire anche a questo?
Mi sono innamorata tanto?
Oh sì!
La prego faccia altrettanto!