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Antonia Pozzi, l’esempio straordinario

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E’ meraviglioso vedere come a volte, in un mondo così pieno di se, ci sia spazio per chi splende di genialità straordinaria senza però volerne i meriti, lasciando al mondo una mole di parole impregnate di passione, delicatezza, di vita racchiuse in opere silenziose e nascoste

(Basti pensare che le sue poesie sono state scoperte solo dopo la sua morte e che in nessuno dei suoi biglietti, in nessuno, nemmeno nel suo ultimo messaggio al mondo, parla della presenza dei suoi testi) .

Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio 1912, cresce in una famiglia benestante. Suo padre è l’avvocato Roberto Pozzi e la madre, Lina, una contessa amante della musica classica e frequentatrice assidua della Scala.
Frequenta il liceo ginnasio Manzoni, dove inizia ad incuriosirsi ed infine innamorarsi del suo professore di latino e greco. Si tratta però di un amore tormentato, ostacolato dal padre senza tregua e senza sosta, l’amore che segnò la sua vita e fu madre di molte sue poesie tra cui una, chiamata appunto “la vita sognata“, che riporto:

Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un’altra vita –
come chi dica
una fiaba
o una parabola santa.

Perchè tu eri
la purità mia,
tu cui un’onda bianca
di tristezza cadeva sul volto
se ti chiamavo con labbra impure,
tu cui lacrime dolci
correvano nel profondo degli occhi
se guardavano in alto –
e così ti parevo più bella.

O velo
tu – della mia giovinezza,
mia veste chiara,
verità svanita –
o nodo
lucente – di tutta una vita
che fu sognata – forse –

oh, per averti sognata,
mia vita cara,
benedico i giorni che restano –
il ramo morto di tutti i giorni che restano,
che servono
per piangere te.

25 settembre 1933

E qui, tra questi versi in cui il dolore della perdita è palpabile, dove l’amore esce fuori come una grandissima fotografia fatta parole, è racchiusa tutta l’essenza di Antonia Pozzi.

Mi piacerebbe ricordarla ancora, con altre sue poesie e darvi anche dei link dove poter consultarne altre liberamente e diffonderle come e quando volete. Intanto eccone alcune che ho scelto:

IL CANE SORDO

Sordo per il gran vento
che nel castello vola e grida
è divenuto il cane.

Sopra gli spalti – in lago
protesi – corre,
senza sussulti:
né il muschio sulle pietre
a grande altezza lo insidia,
né un tegolo rimosso.

Tanto chiusa e intera
è in lui la forza
da che non ha nome
più per nessuno
e va per una sua
segreta linea
libero.

25 settembre 1933

E, ancora:

PREGHIERA ALLA POESIA

Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.

Antonia Pozzi

Bibliografia, biografia, foto, poesie quihttp://www.antoniapozzi.it/
Film: Antonia un film di Ferdinando Cito Filomarino

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4 commenti

  • L'Irriverente

    Allora il film è uscito!
    E io che aspettavo di averne notizia… ma non è mai arrivata. Sapevo che ci sarebbe stato – che casi strani, la vita a volte – perché vi compaio per pochi secondi: cioè, non so se e che cosa abbiano tenuto delle scene di quando la poetessa andava a scuola – la mia scuola, quell’anno ero in terza liceo classico, cioè la quinta superiore: fecero dei provini aperti agli studenti e, non so ancora come, mi presero a fare il compagno di classe con altri studenti, anche della mia classe.
    Sapere che si sa qualcosa del film su Antonia Pizzi

  • L'Irriverente

    Allora il film è uscito!
    E io che aspettavo di averne notizia… ma non è mai arrivata. Sapevo che ci sarebbe stato – che casi strani, la vita a volte – perché vi compaio per pochi secondi: cioè, non so se e che cosa abbiano tenuto delle scene di quando la poetessa andava a scuola – la mia scuola, quell’anno ero in terza liceo classico, cioè la quinta superiore: fecero dei provini aperti agli studenti e, non so ancora come, mi presero a fare il compagno di classe con altri studenti, anche della mia classe.
    Sapere che si sa qualcosa del film su Antonia Pozzi mi rende felice, perché fu un’esperienza bellissima e divertente, la scuola riportata al 1928, noi vestiti d’epoca, eccetera. Mi ha fatto molto piacere leggere questo bellissimo articolo, soprattutto perché ora conosco un paio di poesie della povera ragazza che girò quei medesimi corridoi. In qualche modo è conoscerla meglio, calarsi maggiormente nella Storia. Complimenti, è un gradito ricordo!
    G. B.

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