Poesie scelte di Alberto Arbasino | L’Altrove
La vita di tutti i giorni
Basta, ormai è finita
E non voglio più gente in casa mia.
Quello che è stato è stato
– Una gran birberia –
Ma chi ha avuto ha avuto
E chi ha dato ha dato
Dal Cardinale all’Innominato.
Cara la mia Lucia
Non sarò più tanto snello
Ma il cielo di Lombardia
È rimasto sempre quello.
Tu sai bene che non moraleggio,
Però la poteva andare anche peggio:
In fondo, ce la caviamo con poco
Anche se tu… sì, proprio tu
Sembravi fare apposta a scherzare col fuoco…
Ma adesso il romanzo è finito,
E una volta scampati alla peste
Com’è vero che almeno una cosa ho capito:
Facciamo meglio – i capponi – a mangiarceli noi per le feste.
Va bene, va bene, Lucia;
Te l’ho detto, è proprio finito.
E allora, cosa fai lì con le mani in mano?
Non hai mica – per caso – un po’ di nostalgia?
Con tutto quello che abbiamo da fare…
Appena adesso, si cominciava a parlare…
… O ripensi magari a Milano?…
Io, francamente, non voglio pensarci mai più.
Se è per me, li perdono
Tutti quanti, e ci faccio una croce su.
Proprio, da buon cristiano.
Ma è finito – hai capito? – è finito!
Su, su,
Prendi, l’anel ti dono,
Senza tante parole.
Andiamo, su; hai sentito?
D’ora in poi ci si alza col sole
E si va a letto – al più tardi – alle dieci.
… Mica come in lazzaretto…
A proposito… sai che era saporito
Quel giambonetto
E il tuo minestrone di ceci…
II.
Lucia… rimembri ancora
l’invasione… e non saper dove andare…
e la persecuzione… e sempre scappare…
Dormivi?… Ma io ci ho ripensato.
Forse era quel minestrone squisito,
ma io stanotte non ho proprio dormito.
Mi sono alzato,
ho bevuto – ma niente – non ci sono riuscito.
E tu dormivi – tu –
Ma appena mettevo la testa giù
Era come se mi sentissi – io! – sul viso
Ancora quell’orribile alito del Griso.
Eppure… vedi… sento che dimenticheremo…
Cosa vuoi… l’abitudine di ogni giorno…
Gli oggetti familiari tutti intorno…
Piazze d’Italia
Ah, la buona società civile…
Ma quando i mostri “fanno vendere”,
bisognerà pure accondiscendere.
Signore, non siate severe.
Non tutti hanno buone maniere.
Ma poi, tanto, ritornano i “nostri”?
Signorilità
…Ma forse, nelle epoche molli
dilaganti, per la censura
non occorre un diktat sistematico
o un ukase specifico
di un Ministero della Cultura
come nei tempi duri
che seguono agli anni folli.
Bastano le autocensure e le cautele
di “veri signori” e “Missiroli in barile”
di ritorno e di turno. Con vignette
e guittate alle prue, per
tirare qua o là il “popolo bue”.
Sull’altana
Diceva un croissant a una banana,
in un dialogo quasi leopardiano:
“Ma come mai questi intellettuali,
a differenza dei manovali,
hanno un’aria così sinistra
anche quando sono di destra”.
La risposta fu: un’Ode alla Luna,
un Sonetto alla Mezzaluna,
e uno spaghetto all’Amatriciana
L’AUTORE
Alberto Arbasino è stato uno scrittore, giornalista e critico italiano nato a Voghera, provincia di Pavia, nel 1930. Di formazione giuridica, negli anni Sessanta aderì alla neoavanguardia (Gruppo 63), dando inizio a una feconda carriera letteraria come romanziere, saggista e poeta e improntando tutte le sue opere di un profondo e costante impegno civile. Assiduo collaboratore di importanti quotidiani e periodici, è stato anche valente critico teatrale e musicale. Si è spento nel 2020.