Non era previsto che sopravvivessimo

Non era previsto che sopravivessimo: Erinna | L’Altrove

Erinna (in greco Hριννα) fu un’antica poetessa greca.

Sopravvivono poche prove antiche sulla vita di Erinna e queste testimonianze somo spesso contraddittoria od incerte. Secondo la Suda, un’enciclopedia del X secolo, Erinna fu una delle compagne di Saffo, collocando il suo floruit nel VI secolo a. C. Eusebio suggerisce che la poetessa visse nella metà del IV secolo a. C. Gli studiosi ora tendono a credere che Erinna fosse una delle prime scrittrici ellenistiche.

L’antica testimonianza è divisa sulla provenienza di Erinna: le possibilità includono Teos Telos, Teno, Mitilene e Rodi. La studiosa Sylvia Barnard sostiene che Erinna fosse di Telos sulla base del suo dialetto. È probabile che Erinna fosse nata in una famiglia benestante e le sarebbe stato insegnato a leggere e scrivere poesie: Teos, uno dei possibili luoghi di nascita di Erinna, è uno dei pochi luoghi nel mondo greco antico in cui sopravvivono prove epigrafiche che le ragazze venivano istruite.

Tre epigrammi conservati nell’Antologia greca suggeriscono che Erinna morì giovane – secondo il poeta Asclepiade poco dopo aver composto La Conocchia, cioè all’età di 19 anni ed anche la Suda riferisce questo.

La Canocchia di Erinna

Erinna è meglio conosciuta per il poema La Canocchia (in greco antico: Ἠλᾰκάτη), un lamento (in greco antico: θρῆνος), in esametri di 300 versi per la sua amica d’infanzia Bauci, morto poco dopo il suo matrimonio. A differenza della maggior parte della poesia esametrica greca antica, che era scritta in un dialetto ionico, La Conocchia era scritta in un misto di eolico e dorico. Un grande frammento di questa poesia fu scoperto nel 1928 a Oxyrhynchus in Egitto. Insieme a La Conocchia si conoscono tre epigrammi attribuiti ad Erinna, conservati nell’Antologia Greca.

Del poemetto sopravvivono solo in frammenti. Si conoscono parti di 54 versi, di cui solo un rigo è completo, conservati su un papiro del II secolo d.C. scoperto a Oxyrhynchus. Sopravvivono altri tre frammenti di poesia esametrica attribuiti a Erinna, due citati da Stobeo e uno di Ateneo.

Nella prima metà del lungo frammento superstite del poema, la narratrice rievoca la sua infanzia con Bauci. Parla di un gioco che le due facevano, della loro paura di Mormo, uno spauracchio greco. Di seguito, c’è una breve sezione sull’oblio di Bauci: il testo è frammentario, ma forse la poetessa dice che quando si è sposata, Bauci ha dimenticato l’infanzia che è stata appena descritta. Infine, c’è un riferimento all’incapacità di Erinna di vedere un cadavere nell’amica e due citazioni della parola aidos (cioè “vergogna”) – presumibilmente Bauci è morta e il narratore si vergogna di non poter piangere la sua amica. A questo punto il testo diventa troppo frammentario per ricostruirlo ulteriormente.

La Canocchia è una versione letteraria del goos, il lamento cantato dalle parenti del defunto durante la protesi (disposizione del corpo). Le prime rappresentazioni letterarie dei goos, anche in versi esametri, si trovano nell’Iliade e diversi studiosi hanno visto ce poema di Erinna fa uso di questo precedente letterario. La studioso Skinner identifica «marcate corrispondenze tematiche e verbali» tra La Conocchia e i canti di lutto nell’Iliade. Ad esempio, i ricordi di Erinna dei suoi primi anni di vita con Bauci sono paralleli a quelli di Andromaca, delle interazioni di suo figlio con il padre Ettore.

Insieme a Omero, l’altra grande influenza letteraria su Erinna fu Saffo. Kathryn Gutzwiller afferma che questa incorporazione di temi saffici in una poesia di lamento fu il modo in cui Erinna femminilizzò un’opera basata su un modello omerico.
Insieme ai frammenti de La Conocchia, sopravvivono tre epigrammi attribuiti ad Erinna. Questi sono in dialetto dorico e tutti e tre sono conservati nell’Antologia Greca. Due di questi sono sulla morte di Baucis; il terzo, che è simile alle poesie di Nosside, parla di un ritratto di una ragazza chiamata Agatharchis. I due epigrammi Bauci sono nello stile di antichi epitaffi, anche se il fatto che ce ne siano due suggerisce che nessuno dei due fosse in realtà scritto come iscrizione tombale. La paternità di questi è contestata: c’è chi suggerisce che i due epigrammi su Bauci siano stati scritti da autori successivi come tributo a Erinna, e che il terzo epigramma sia un “topos letterario” dell’epoca è che probabilmente non sia da attribuire ad Erinna.

La fortuna di Erinna

Nell’antichità, Erinna era molto apprezzata; era l’unica poetessa greca a cui pensare dopo Saffo, anche se oggi è poco conosciuta. Antipatro di Salonicco l’ha inclusa nella sua lista delle “nove muse terrene”. Diversi altri epigrammi raccolti nell’Antologia Greca la lodano, e nella “Ghirlanda” di Meleagro il suo lavoro è paragonato al “dolce croco color vergine”. Un epigramma di Antifane che a sua volta attesta l’alta reputazione di Erinna tra i seguaci di Callimaco. Tutta questa antica testimonianza su Erinna suggerisce che fosse una figura importante nella poesia ellenistica.

Oggi, del lavoro di Erinna sopravvive così poco che è difficile giudicare la sua poesia, anche se ciò che è sopravvissuto de La Canocchia conferma l’antica reputazione del poema. Inoltre, Eva Stehle considera la poesia di Erinna significativa come una delle pochissime fonti di prova sul rapporto tra donne nel mondo greco antico.

Questo è d’Erinna il soave lavoro: lavoro non lungo,
ch’è d’una giovinetta diciassettenne appena,
eppur vince molti altri. Se l’Ade sì presto rapita
non l’avesse rapita, più celebre chi mai sarebbe stato?

dall‘Antologia Palatina

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