Appunti di poesia: Monia Gaita | L’Altrove
Un’ultima richiesta
Ho tracciato sulla carta il tuo nome,
sono così arbitrari i segni dell’inchiostro,
i confini che il foglio erige
a difesa del bianco.
Da questo assorto rettangolo di fibre
levano il volo molte cose:
la voglia di vivere,
il regno nuovo di zecca della gioia
in cui non mi sentivo legittimata
a dimorare.
Che al vuoto succeda il pieno
lo sapevo.
Non proprio di frequente,
ma capita ogni tanto.
Ora posso accorpare le regioni dell’esistere
in un rilievo solo di anatomia e di storia:
i tuoi occhi sotto il favore planetario
di bellissimi antenati,
la bocca e il petto che infilo nelle porte
e in ogni impermanenza dell’agire.
Eccolo coagularsi l’incanto sui minuti.
Odorano di buono le facce delle case.
E berti dalla ciotola primizie di dolcezza
è destinare al rogo decenni di sconfitte,
guardare la paura sciogliere la sua neve.
E non ti spazientire ad agitarmi il tuo sorriso
come una bandiera,
a regalarmi un còrdolo di luce,
un trafiletto d’aria.
Un’ultima richiesta: mi piacerebbe
che falciassi il capo della fine
se poi arriva.
Inedito.