Nasceva oggi

Nasceva oggi: Samuel Beckett | L’Altrove

Nasceva oggi Samuel Beckett, una delle personalità più importanti e influenti di tutta la letteratura del Novecento.

Beckett nacque a Dublino il 13 aprile 1906 da una famiglia borghese. Si laureò in letterature moderne e successivamente si trasferì a Parigi, dove incontrò James Joyce, con il quale strinse una profonda amicizia. Tornato a Parigi si dedicò alla professione di scrittore, ma in seguito ai conflitti mondiali, tornò nella capitale francese e lì si stabilì. Fu questo il periodo più prolifico della sua attività letteraria, scrisse e pubblicò in francese e inglese romanzi e opere teatrali. Nel 1969 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.

Morì a Parigi nel 1989.

La poesia e il pensiero di Samuel Beckett

Sperimentatore mai banale, intellettuale profondo e genio; pochi sono stati come Samuel Beckett. Conosciuto maggiormente come autore di testi in prosa o per il teatro, Beckett è stato anche un fine verificatore.

Anche la poesia beckettiana, così come tutta la sua opera, quasi si rifiuta di essere interpretativa e non offre modo di intraprendere un pensiero su essa o un opinione. Risulta quindi difficile darne un giudizio positivo o negativo, al tempo stesso è possibile vedere in essa la sintesi del pensiero di Beckett: il nulla che circonda ogni cosa.

L’autore visse le due guerre, partecipò attivamente alla resistenza, ed è chiaro come tale situazione abbia contribuito a creare il suo modo di vivere e di scrivere. Auschwitz e Hiroshima, per il poeta, coincidono con la fine della civiltà umana ed è per questo che egli porta il suo linguaggio ad un livello superiore, sciolto dalle leggi comunicative e controcorrente.

L’operazione è geniale, Beckett si pone in una posizione di contro-cultura. E così la sua poesia, influenzata anche dall’amico Joyce, rivendica quest’espressione.

Beckett scrisse le sue opere in inglese e le tradusse in francese e viceversa, un lavoro che lo portava a non essere mai soddisfatto e a riprendere più e più volte gli scritti, a modificarli in maniera puntigliosa. Una poesia in movimento, instancabile come, del resto, il suo autore.

Poesie di Samuel Beckett

Da Le poesie, Einaudi.

Cascando

1

perché non meramente l’occasione
senza speranze di stillare
parole

meglio non è abortire che essere sterili

plumbee dopo che tu vai via le ore
cominceranno sempre troppo presto
uncinando alla cieca
a dragare il letto del desiderio
recuperando le ossa i vecchi amori
orbite un tempo riempite di occhi come i tuoi
forse che tutto è sempre meglio troppo presto che mai
coi volti bruttati dal nero desiderio
nuovamente dicendo in nove giorni mai riemerse l’amato
né in nove mesi
né in nove vite

2

nuovamente dicendo
se non m’insegni non imparerò
nuovamente dicendo ecco vi è un’ultima
volta persino per le ultime volte
ultime volte per mendicare
ultime volte per amare
per sapere di non sapere fingere
un’ultima anche per le ultime volte
di dire se non m’ami
non sarò amato se non amo te
non amerò

la zangola di parole stantie nuovamente nel cuore
amore amore amore
tonfo del vecchio pistone a pestare
l’inalterabile
siero di parole

nuovamente atterrito
di non amare
di amare e non te
di essere amato e non da te
di sapere di non sapere fingere
fingere

io e tutti quegli altri che ti ameranno
se ti amano

3

sempre che ti amino


cosa farei mai senza questo mondo senza volto né domande
dove essere non dura che un istante in cui ciascun istante
si rovescia nel vuoto nell’oblio d’essere stato
senza quest’onda dove infine
sprofonderanno insieme corpo e ombra
cosa farei mai senza questo silenzio abisso di bisbigli
furiosamente anelante il soccorso l’amore
senza questo cielo che s’innalza
sulla polvere delle sue zavorre

cosa farei mai farei come ieri come oggi
guardando dal mio oblò se non sono solo
a vagare e girare lontano da ogni vita
in uno spazio di marionetta
senza voce fra le voci
conchiuse in me


vorrei che il mio amore morisse
che piovesse sul cimitero
e sui vicoli dove passo
piangendo quella che credette di amarmi


Seguo questo corso di sabbia che scorre
tra i ciottoli e la duna
la pioggia d’estate piove sulla mia vita
su me la mia vita che mi sfugge mi insegue
e finirà il giorno del suo inizio.

Caro istante ti vedo
in questa tenda di bruma che indietreggia
dove non dovrò più calpestare quelle lunghe soglie mobili
e vivrò il tempo di una porta
che si apre e si richiude


L’avvoltoio

Trascinando la fame lungo il cielo
del mio cranio che serra cielo e terra
piombando su quei proni che dovranno
presto riprendersi la vita e andare
irriso da un inutile tessuto
se fame terra e cielo sono resti.

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